MATTOTTI I LAVORI DEGLI ESORDI
Oggi il disegnatore e fumettista incontra il pubblico per inaugurare la mostra che ripercorre il periodo iniziale della sua carriera: «A 15 anni ho iniziato a disegnare di tutto, la mia vita e la mia realtà, quello che vedevo nella provincia italiana gira
Alla ricerca di un proprio stile. Nell’Aula Magna dell’Accademia delle Belle Arti arrivanoi mille felici tentativi fatti in gioventù, e andati a segno, di Lorenzo Mattotti, disegnatore, fumettista, maestro dell’illustrazione d’autore. S’intitola «Mattotti. Primi lavori» la personale dell’artista che, primo atto dell’XI edizione di BilBolBuil, s’inaugura oggi alle 16 in via Belle Arti con un centinaio di originali tra manifesti, disegni e tavole a fumetti dei primi libri pubblicati negli anni 70.
Da 20 anni residente a Parigi, ma attivo anche in Italia e con passaggi significativi lungo la via Emilia, Mattotti ha da poco vinto il premio Gran Guinigi del Lucca Comics & Games 2017 come Miglior graphic novel con Ghirlanda, edita dalla modenese Logos e su testi di Jerry Kramsky. Uno dei tanti successi di Mattotti, iniziati più di 30 anni fa con altre pubblicazioni come Fuochi, Incidenti, Signor Spartaco e tanti altri interventi, dalle cover del New Yorker, Le Monde, Corriere della Sera ai manifesti di Cannes. Percorso che ha avuto una sua svolta anche a Bologna, nei primi anni 80 quando, in atmosfera post ‘77 partecipò al gruppo Valvoline con Igort, Carpinteri, Brolli, Iosa Ghini, Jori.
«All’Accademia — racconta — esporrò i lavori che precedettero quell’esperienza bolognese. A 15 anni ho iniziato a disegnare di tutto, la mia vita e la mia realtà, quello che vedevo nella provincia italiana (girata col papà militare: Brescia, Ancona, Como, Udine…), Vedrete i disegni de La Realtà è strabica, pubblicata da Ottaviano e poi piccoli racconti laterali sul calcio Alè tran tran. C’è Incidenti con la mia prima sceneggiatura, tavole inedite che parlano di rock, di studenti, di autostop, visionarie e anche a colori, quasi delle poesie. Troverete molta carne e libertà d’espressione: tentavo di creare delle forme per raccontare quello che vivevo. Avevo tanto entusiasmo, ma quanti rifiuti ho ricevuto: ora sono io che dico no». «Iscritto ad architettura volevo invece vivere disegnando, e andai a Milano». Poi Bologna. «Con Valvoline facemmo un sal-
to internazionale. Scendevo per il weekend: qui si rideva, si cazzeggiava, sembrava che nessuno lavorasse, tutti studenti, e invece…». E oggi i ‘valvolinici’ si frequentano? «Quando capita, certo. La cosa bella è che siamo andati tutti avanti, nonostante le pessimistiche previsioni di allora (dei critici)».
Prossima avventura, la regia di un film d’animazione tratto da un racconto di Buzzati. Intanto i suoi ritratti per il Bologna Jazz Festivla si ammirano sulle bacheche cittadine affissi da Cheap e sugli autobus e domani alle 11 incontrerà il pubblico in Salaborsa.