IL BENESSERE SIA GENERALE
Nell’oceano dell’economia è tornato il vento favorevole alla navigazione, ma non per tutti i naviganti. Già prima della tempesta provocata dalla Grande Recessione, a Bologna cominciava a infoltirsi il gruppo di quanti correvano il rischio di essere fagocitati dal buco nero della povertà. Nel corso della crisi si sono raggiunti picchi di nuovi poveri nell’ordine del +30%. Nel 2014, l’Ufficio statistico del nostro Comune stimava in quindicimila il calo dei contribuenti, tra i quali i più giovani. Ancora a metà del 2016, Nomisma contava più di trentamila famiglie tra quelle già in condizioni di povertà e altre prossime a doversi rivolgere ai servizi sociali. Il dossier presentato ieri dalla Caritas conferma che aumentano le persone in difficoltà economica.
Con la persistente debolezza dei salari, la disuguaglianza si amplia. La crescita favorisce perlopiù i super ricchi e i benestanti, assai meno il ceto medio che continua la sua corsa in discesa, così allargando l’area della povertà. La Chiesa non si limita a fotografare la realtà, come ha fatto ieri, ma aiuta anche a trovare soluzioni. Con il recente Protocollo d’intesa «Insieme per il lavoro», l’Arcivescovado, Palazzo d’Accursio, le organizzazioni imprenditoriali e i sindacati hanno stretto un’alleanza per fronteggiare l’indigenza. È una speranza che reca con sé un cambiamento culturale. Nella società cova sotto la cenere il pensiero che la ricchezza sia dimostrazione di eccellenza biologica di chi la produce e se ne appropria. Per estirpare quest’erbaccia, la cui comparsa è impropriamente attribuita al pensiero di Darwin, l’intesa per il lavoro dovrà agire anche con interventi culturali delicati, dal «tocco gentile», come direbbe Richard Thaler, economista del comportamento e neo-premio Nobel per l’economia. Serve proprio un colpetto morbido per rendere la comunità consapevole della minaccia rappresentata da certe derive della finanza che, per la gioia degli speculatori, alimenta solo in piccola parte (intorno al 15%) gli investimenti produttivi delle imprese. Gli anni della povertà in aumento sono contraddistinti, direbbe Keynes, dallo sviluppo del capitale che diventa sottoprodotto delle attività di un casinò, così penalizzando il capitale imprenditoriale. Ed è con altrettanta dolcezza che l’intesa potrà far apprezzare il vantaggio all’interesse personale dato dall’attenzione prestata al benessere generale.