L’agguato fuori dall’hub «Una grave intimidazione»
Il procuratore capo Amato e l’assalto di via Mattei. Tra le piste, anche il movente razziale
«Indubbiamente è un fatto grave. Sembrerebbe un gesto intimidatorio, ma stiamo ancora cercando di capire e i carabinieri stanno verificando varie cose». Così il procuratore capo Giuseppe Amato a proposito dell’agguato, con tanto di colpi a salve sparati in aria, che si è consumato lunedì sera fuori dal centro che accoglie i profughi in via Mattei.
I carabinieri hanno cominciato a visionare le immagini delle telecamere della zona. Si cercano due auto, una utilitaria e una berlina di colore chiaro: è dalla prima vettura che qualcuno ha fatto fuoco dopo avere avvicinato un ragazzo eritreo di 32 anni che lavora all’interno della struttura per la cooperativa Lai Momo e che si è poi presentato a sporgere denuncia.
Un gesto intimidatorio. Di questo si potrebbe trattare il grave episodio che si è verificato lunedì sera poco dopo le 23 e poco distante dall’ingresso dell’hub di via Mattei, quando un dipendente di una delle cooperative che lavora all’interno del centro ha riferito di essere stato minacciato con una pistola da una persona in auto, che poi ha sparato in aria. È proprio il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato a spiegare che «indubbiamente è un fatto grave. Sembrerebbe un gesto intimidatorio, ma stiamo ancora cercando di capire e i carabinieri stanno verificando varie cose». Amato ne ha parlato a margine di una cerimonia in tribunale. Continuano, dunque, le verifiche da parte dei carabinieri della Compagnia Bologna Centro che non escludono alcuna ipotesi. Tra le diverse piste c’è anche quella del movente razziale perché l’operatore, dipendente della coop Lai-Momo, è di origine eritrea e potrebbe essere stato scambiato per un richiedente asilo ospitato all’hub di via Mattei. Il centro di prima accoglienza dell’Emilia-Romagna è stato attraversato da oltre 30mila profughi da quando è stato convertito da Cie, centro di identificazione ed espulsione per stranieri, ad hub per richiedenti asilo nel luglio 2014. L’operatore aveva da poco finito di lavorare e dopo essersi intrattenuto per qualche minuto con i colleghi si è incamminato lungo la buia via Mattei. A una decina di metri dall’ingresso dell’hub, secondo quanto denuncia, è stato affiancato da un’utilitaria seguita da una berlina. Il passeggero della prima auto ha abbassato il finestrino e ha puntato una pistola verso il 32enne eritreo, che impaurito e immobile non ha fatto nulla fino a quando le due auto sono ripartite. A quel punto con un filo di voce tremante ha chiesto aiuto a un collega che l’ha raggiunto, e mentre cercavano di rientrare verso l’hub le due auto sono tornate indietro. Questa volta l’uomo, descritto dalla pelle chiara, si è sporto dal finestrino dell’utilitaria di colore chiaro allungando il braccio verso l’alto e ha sparato due colpi. Un bossolo è stato ritrovato, l’arma è una scacciacani caricata a salve.
Meccanica L’operatore, di origine eritrea, è stato affiancato da due auto. Gli hanno puntato una pistola. Poi sono stati sparati due colpi in aria