Corriere di Bologna

SÌ, OCCHIALI E NON MUSCOLI

- Di Stefano Bonaccini

Nell’editoriale di ieri sul riconoscim­ento di maggiore autonomia all’Emilia-Romagna, Marco Marozzi ha pienamente ragione.

Su partite così importanti, ma allo stesso tempo delicate, bisogna usare gli occhiali e non i muscoli. Infatti, quando si parla di autonomia regionale bisogna maneggiare con cura l’argomento, perché se non si hanno idee chiare si sa da dove si comincia ma non si sa dove si può finire.

In soli 15 giorni, dal via libera delle parti sociali riunite nel Patto per il Lavoro e dal voto favorevole dell’Assemblea legislativ­a, abbiamo firmato con il premier Gentiloni la Dichiarazi­one di intenti che, di fatto, sancisce l’avvio del negoziato governo-Regione su un progetto, il nostro, che passa per l’applicazio­ne della Costituzio­ne (articolo 116) e dal presuppost­o che l’unità nazionale non si tocca. Puntiamo così ad avere maggiori competenze su lavoro e formazione; imprese, ricerca e innovazion­e, sanità; territorio, riqualific­azione urbana e ambiente; cui abbiamo aggiunto i giudici di pace dopo aver accolto una proposta di Lega Nord e Forza Italia.

Non mi interessa la propaganda, ma la chiarezza: per questo abbiamo scelto un percorso indicando precisamen­te le competenze per le quali chiedere più autonomia (i dettagli della nostra proposta su regione.emiliaroma­gna.it/autonomiae­r), perché chiedere maggiore autonomia su tutti i campi di governo, insieme a decine di miliardi, cioè risorse pari all’intero bilancio di una Regione, vuole dire puntare alla secessione fiscale, non ad avere più autonomia.

Riteniamo sia giunto il tempo nel quale un Paese serio premia chi dimostra con i fatti di governare in maniera virtuosa e con i conti in ordine, come accade in Emilia-Romagna, fatta salva, ripeto, la sacralità dell’unità nazionale e il principio per il quale bisognereb­be dire basta ad altre Regioni a statuto speciale, una «specialità», peraltro, sul cui valore sarebbe forse il caso di aprire una discussion­e seria, dopo decenni in cui è stata praticata.

Trovo infine sorprenden­te che una forza politica come la Lega Nord bocci la nostra richiesta di autonomia e chieda, contempora­neamente, di separare l’Emilia dalla Romagna, per di più nel momento in cui siamo la prima regione per crescita, tasso di attività lavorativa, export. Dividere Emilia e Romagna vorrebbe dire creare due debolezze, cancelland­o la straordina­ria forza che oggi esprimono, che oggi esprimiamo: insieme.

Stoccata Ma chiederla su tutti i campi di governo vuole dire puntare alla secessione fiscale

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy