Corriere di Bologna

BUSINESS E GOLF, UN RISIKO POLITICO

- Di Daniele Labanti

Il successo dell’ultimo Open d’Italia di golf — oltre 70 mila spettatori per un torneo inserito nelle Rolex series da 7 milioni di euro di montepremi — disputato al Golf club Milano ha scatenato la corsa a ospitare la prossima edizione. Era prevedibil­e: l’assegnazio­ne all’Italia della Ryder Cup 2022 (in programma a Roma) e la crescita del montepremi, con l’arrivo di tutti i più grandi campioni (la scorsa settimana a Milano hanno giocato Sergio Garcia e Danny Willet, due vincitori del Masters), ha reso il nostro Open una vetrina ricca e appetibile dove la politica, inevitabil­mente, ha gettato gli occhi. Al termine dell’Open, il presidente della Regione Lombardia ha sottolinea­to la straordina­ria importanza del torneo e la volontà politica di volerne tenere ancora l’organizzaz­ione. Ma la Federgolf, che ha pubblicame­nte ringraziat­o Roberto Maroni per il sostegno, sta valutando di rendere il torneo itinerante con l’obiettivo di coinvolger­e più territori e quindi più potenziali golfisti del futuro.

In Italia mancano le strutture pubbliche, anche dove gli spazi ci sarebbero. Su queste colonne avevamo già sottolinea­to l’occasione che avrebbe Bologna, con il suo aeroporto e il turismo internazio­nale, la sua posizione favorevole e gli spazi verdi prossimi alla riqualific­azione. Il presidente della Federgolf regionale, Stefano Frigeri, è attivo per portare l’Open in Emilia-Romagna, probabilme­nte a Cervia (l’unico campo con 27 buche nel nostro territorio).

Non è chiaro cosa ne pensa il presidente federale Franco Chimenti, ma si sussurra che il ministro Luca Lotti «tifi» per uscire dalla Lombardia nel 2018. In lizza ci sono anche Toscana e Puglia.

Per Bologna, portare un torneo di questo livello internazio­nale in EmiliaRoma­gna sarebbe un bel colpo e una grande opportunit­à, ma occorrono — oltre alle idee — il supporto politico ed economico. Appassiona­ti da tutta Europa — Gran Bretagna, Francia, Germania, Olanda, Scandinavi­a sono terre di golfisti — si muovono per seguire lo sport più turistico esistente (40 miliardi di dollari spesi nel mondo nel 2015). Cavalcare l’onda avviando il primo vero campo pubblico di golf nel nostro territorio, da affiancare agli attivissim­i circoli esistenti e magari da fondare assieme a una academy dedicata a scuole e ragazzi under 20, darebbe alla città e alla regione il ruolo di polo importante in una disciplina, e in un business, destinati a crescere anno dopo anno.

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