Se la liberatoria non basta più A lezione di come si torna a casa
Chi ha previsto corsi per i ragazzi, chi pensa di cambiare i regolamenti
«Io ci avevo già provato, ma c’è stata una forte contestazione da parte del consiglio d’istituto e dei genitori». Giovanna Facilla, dirigente dell’Ic 19, il comprensivo che raggruppa le scuole elementari Longhena e Cremonini Ongaro e la scuola media Lavinia Fontana in via D’Azeglio, che è la scuola protagonista in questo caso, a inizio anno scolastico aveva inviato una circolare in cui diceva espressamente che i genitori dei ragazzini delle medie devono prelevare personalmente i propri figli al termine dell’orario scolastico. Lo dice la legge, ma poi tante famiglie fanno diversamente da sempre. Alle Lavinia Fontana c’è stata una sollevazione popolare. «La circolare — spiega Facilla — è stata contestata dal consiglio d’istituto e dai genitori».
Una bella protesta che la dirigente ha fatto fatica a ignorare. «E così — spiega Facilla — per evitare una contestazione o una denuncia, ho introdotto un modello di delega. Cioè ho detto che i genitori che intendono avvalersi dell’uscita autonoma dei propri figli, sempre che abbiano istruito i figli sul percorso e li ritengano idonei, una volta valutati tutti i fattori di rischio, sollevano la scuola da ogni responsabilità quando il minore esce da scuola da solo». I genitori che non sono in grado di andare a prendere i ragazzini all’uscita da scuola o che vogliono renderli autonomi almeno nel percorso casa-scuola hanno firmato. E le proteste si sono acquietate.
Ma in parallelo la preside dell’Ic 19 ha deciso di fare anche uno «studio» caso per caso dei ragazzini per cui i genitori chiedevano l’uscita autonoma da scuola. «Insieme al consiglio di classe — spiega Facilla — abbiamo valutato la situazione ragazzo per ragazzo. E in più i docenti hanno fatto un lavoro nelle classi, dando le istruzioni ai ragazzini e facendo una specie di corso proprio su questo tema». Perché Facilla è consapevole che questa dell’uscita autonoma da scuola è una «questione molto spinosa che deve essere risolta con delle linee guida emanate a livello nazionale». E non lasciata alla sola decisione dei presidi. Senza contare le questioni più spicciole — che spicciole in certe zone del centro non sono — della mobilità, di cui la preside si rende perfettamente conto: «Se tutti i genitori delle Lavinia Fontana venissero a prendere i propri figli in auto, in via D’Azeglio si genererebbero delle situazioni di rischio. E poi, diciamolo, i ragazzini più grandi si vergognano di essere prelevati a scuola dai genitori». Comunque la questione non è chiusa: «Ne parleremo ancora nel prossimo consiglio d’istituto».
Affronterà la questione in consiglio d’istituto anche la preside dell’Ic 20, Rosa Liguoro, a capo, oltre che delle elementari Carducci, anche delle scuole medie Rolandino in via Pascoli. «Anche noi a inizio anno — spiega la preside — abbiamo predisposto una liberatoria in cui le famiglie che decidevano di non prelevare i figli, sollevavano la scuola da ogni responsabilità. E chi li faceva prelevare da altri, doveva indicarci il nome. Ma a questo punto non basta più». Quindi: via al giro di vite. E anche a breve. «Al prossimo consiglio d’istituto ne parleremo e ci confronteremo, ma dopo la sentenza della Cassazione serve un regolamento più restrittivo. Ne discuteremo, ma è necessario».