La sfida del pg De Francisci «Tante piste, ma cosa resta? Ci aspetta un lavoro difficile»
Trentasette anni dopo la strage, torna tutto a quel documento «Bologna» rinvenuto trentacinque anni fa tra le carte che Licio Gelli aveva con sé al momento del suo arresto, nel 1982. Perché degli elementi evidenziati dai legali delle vittime della strage del 2 agosto a convincere la Procura generale a riaprire le indagini sono stati soprattutto gli indizi che legherebbero i Nar responsabili della strage alla loggia massonica.
«Sappiamo che ci aspetta una lavoro difficile e che a 37 anni di distanza molte carte potrebbero essere sparite», spiega il procuratore generale Ignazio De Francisci, che però promette che nulla rimarrà intentato. Saranno soprattutto i soldi al centro delle nuove indagini che la Procura delegherà agli investigatori: quei 14 milioni di dollari annotati sul documento in mano a Gelli insieme a una loro destinazione per finanziare qualcosa successo a Bologna nel 1980 e poi conti correnti e movimenti bancari sempre riferiti al venerabile maestro della P2. «Andranno poi acquisite e rilette le sentenze dei processi sulle stragi, studiate le carte per capire se, soprattutto quella sulla strage di Brescia, possa fornire un’impostazione utile a gettare nuova luce», spiega ancora il procuratore generale.
La decisione di riaprire le indagini sulla pista dei mandanti ha raccolto anche il plauso del Comune, espresso dall’assessora alle Pari opportunità Susanna Zaccaria in question time: «L’intenzione di proseguire e di capire se c’è la possibilità di avere una strada per indagare sui mandanti, anche tramite il nuovo processo, dove forse verranno portati a dibattimento ulteriori fatti, è certamente motivo di soddisfazione». Per gli avvocati di parte civile, poi, la sentenza per la strage di piazza della Loggia a Brescia, con la condanna all’ergastolo dei due ordinovisti Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, ha gettato nuova luce anche sui rapporti tra il gruppo di estrema destra veneto e Gilberto Cavallini, considerato anello di congiunzione tra i Nar e i gruppi estremisti responsabili delle stragi degli anni 70.
«Un’arma in più per l’accertamento della verità ci viene dalla digitalizzazione dei faldoni di quel processo — ha
Dobbiamo capire se la sentenza sulla strage di Brescia può gettare nuova luce