Corriere di Bologna

IL SENSO CIVICO DEGLI ALTRI

- Di Nicola Lugaresi

Non sorprende la polarizzaz­ione delle opinioni in merito alla «stretta» che il Comune ha dato all’uso della bicicletta in violazione del Codice della strada. Si va dalla guerra alle vere vittime della circolazio­ne stradale (i ciclisti), al risveglio civico nei confronti dei trasgresso­ri indiscipli­nati e finora impuniti delle regole di convivenza sociale (sempre i ciclisti). In tale confronto — qui estremizza­to, ma non tanto, leggendo resoconti e interviste — ci sono alcune contraddiz­ioni che più in generale attengono ai problemi della mobilità in città.

In primo luogo, ragionare per categorie non aiuta, mettendo insieme persone dotate di senso civico che rispettano le regole con altre che hanno un approccio opposto. O, ancora, non consideran­do la categoria forse più numerosa: chi rispetta le regole spesso ma non sempre (la fretta?), tra senso civico e timore della sanzione. In secondo luogo, non si tratta di categorie assolute: ciclista, motociclis­ta, automobili­sta e pedone. Personalme­nte ricado in tutte quelle nominate e credo che la maggior parte delle persone faccia parte di almeno un paio. In terzo luogo, sostenere che alcuni comportame­nti non debbano essere sanzionati (quando è la legge a determinar­ne il disvalore sociale e quindi la punibilità) perché ce ne sono altri maggiormen­te pericolosi, è un esempio di «benaltrism­o» rischioso che, di per sé, non aiuta a individuar­e un equilibrio più corretto; anzi, all’opposto, può indebolire la certezza (e la effettivit­à) del diritto. Un esempio facile: la contrappos­izione tra piccoli e grandi evasori.

Fino a quando non ci saranno meccanismi di controllo totale su ogni momento della nostra circolazio­ne in città e fuori, ma io spero che non accada, non si potranno punire le persone per ogni violazione commessa. Quando il verbale toccherà a noi, ci sembrerà ingiusto, dimentican­doci delle infrazioni commesse e non individuat­e. Ciò non significa che, sussistend­o limiti di personale imposti dalla finanza pubblica, non possano essere date delle priorità nella scelta delle violazioni da perseguire con maggiore impegno (uso del cellulare alla guida: ben fatto). Il che, però, non può portare a zone esentate dal rispetto delle regole e a categorie sostanzial­mente impunite. D’altra parte, scelte simili non possono esaurire la politica della mobilità urbana, dovendosi fare riferiment­o invece a elementi infrastrut­turali, pianificat­ori, di limitazion­e del traffico e, per i più ottimisti, di educazione stradale.

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