Corriere di Bologna

Segrè: «Bolognesi scettici, ma farà bene alla città»

Il presidente del Caab: i 6 milioni di visitatori? Ci vorrà tempo

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«I bolognesi non scuotano la testa, Fico deve essere una risorsa per la città».

L ’ i n v i to p e r i b o l o g n e s i è quello di «non fare come gli umarells davanti a un cantiere e scuotere sempre la testa davanti alle transenne», l’obiettivo nei confronti di turisti e visitatori «è che siano una risorsa per tutti, sia per Fico che per la città, con la quale ci sentiamo in sinergia e non in competizio­ne». Andrea Segrè, presidente del Caab e della Fondazione Fico, a dodici giorni dall’inaugurazi­one del parco agroalimen­tare esulta per «quello che sta prendendo forma». Chiede pazienza e cautela «nel fare immediatam­ente bilanci» e traccia quali saranno «palinsesti e programmi che dovranno dare continuità dopo le prime settimane di entusiasmo»

Segrè, molti vi fanno notare che la staffetta con l’Expo Milano si è trasformat­a in una maratona.

«È un’osservazio­ne che viene fatta spesso e mi prendo tutta la responsabi­lità per averla fatta. Però quell’obiettivo ambizioso, forse un eccesso di ottimismo, ha avuto il merito di accelerare l’iter che sta portando solo dopo cinque anni all’apertura di Fico. I n I t a l i a n o n è f a c i l e a ve r e un’idea, nata nel 2012 da un incontro tra me e il direttore di

Caab, Alessandro Bonfigliol­i, e vederla compiuta nel 2017».

Non le sembra che nel rapporto tra la città e Fico si stia confermand­o la massima dell’indimentic­ato avvocato Porelli «a Bologna appena uno sta per aprire la bottiglia di c h a mp a g n e s i a l z a s u b i t o qualcuno per dire che sa di

tappo?» . «Sì, ma direi che vale un po’ per tutta l’Italia. Al di là di dubbi e perplessit­à, legittimi, bisognereb­be anche ricordarsi che nel 2012 il Caab era una struttura in grave crisi e in questi anni l’unica strada percorribi­le sarebbe stata quella di chiuderne la metà per mantenerne attiva solo l’altra. Adesso invece ci ritroviamo con un’area mercatale completame­nte rinnovata e moderna, e a giorni ci sarà l’apertura di una realtà unica nel Paese. Da questo punto di vista Fico ha già dato il suo primo frutto, in un contesto nel quale i mercati agroalimen­tari non godono certo di salute. Abbiamo pensato un progetto e lo abbiamo realizzato, non mi sembra che ce ne fossero altri o ci sia stata la gara a presentare alternativ­e».

Anche i 6 milioni di visitator i l ’a nno s t i mati s usc i t a no sempre sarcasmo.

«Chiederli da subito sarebbe anche ingiusto, riteniamo di poterlo fare a pieno regime. Nelle fase iniziali ci accontenti­amo anche della metà. Non sarà solo un posto dove mangiare, spiace che molti lo banalizzin­o così. Ci sarà il giusto equilibrio con un progetto culturale e scientific­o, al quale collaboran­o ben quattro Atenei. La parte ludico e ricreativa c’è, ma il nostro scopo sarà far riflettere su quello che si mangia. Ci aspettiamo un afflusso importante, da condivider­e con tutta la città e il resto d’Italia».

Nodo collegamen­ti e relative critiche, cosa ne pensa del piano messo a punto dal Comune?

«Le navette, che saranno presentate il 9, mi sembrano un segnale di attenzione. Poi lo sappiamo, tiene banco il progetto del tram, ma anche in quel caso si tratterebb­e di un servizio pensato per tutta la città e non solo per Fico. Ci vorrà del tempo, l’importante sarà non perderne più di quello strettamen­te necessario, ma su questo l’amministra­zione mi sembra già attenta».

Come valutate le ipotesi di altri centri commercial­i vicini a Fico?

«Personalme­nte immagino tutta quell’area come il grande quartiere verde di Bologna, con una naturale vocazione all’agricoltur­a. Con i 108 orti portati fuori dal Caab abbiamo voluto fare un primo passo in quella direzione».

I l 1 5 per l ’ i naugurazio­ne avete preparato sorprese?

«Abbiamo la conferma del premier Paolo Gentiloni e altri ministri. Sarà una bella giornata per la città. Sappiamo già che per molti giorni avremo gli occhi addosso. Credo che fino a Natale sarà tutto molto frenetico: un primo bilancio potrà essere fatto in primavera. Expo durava pochi mesi, noi molto di più, servirà creatività per dare al posto una continua attrattivi­tà e quella so già che la daranno i privati coinvolti e il nostro programma culturale».

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