La gara bestiale di un bolognese a Sparta
Fango, salite e ostacoli vari: domani Daniele Tarozzi corre la maratona estrema
Daniele Tarozzi, bolognese, ideatore e titolare della palestra De’ Poeti sulla via omonima da oltre vent’anni, oggi è in volo verso la Grecia per partecipare domani a un giorno da spartani, in forma di gara: la Spartan Race. Da qualche edizione è stata aggiunta la parola Beast per sottolineare la bestialità della cosa in senso di sfacchinata estrema.
Oltre 20 chilometri e più di 20 ostacoli da superare. Quest’anno per la prima volta è a Sparta.
Studi classici «Andare a Sparta è un richiamo molto potente per me che ho fatto il liceo Minghetti»
«Ho una formazione classica. Per questo, quando ne ho scoperto l’esistenza, mi sono detto: è roba mia». Così Daniele Tarozzi, bolognese, ideatore e titolare della palestra De’ Poeti sulla via omonima da oltre vent’anni, oggi è in volo verso la Grecia per partecipare domani a un giorno da spartani, in forma di gara: la Spartan Race. Da qualche edizione è stata aggiunta la parola Beast per sottolineare la bestialità della cosa in senso di sfacchinata estrema.
Si tratta di una competizione dalla lunghezza imprecisa, tra i 20 e i 25 km, con oltre 20 di ostacoli da superare lungo il tragitto tipo rotolarsi nel fango, arrampicarsi, scavalcare, correre con pezzi di tronco, salire, scendere da un muro. Il vincitore c’è naturalmente, ma è ovvio che non tutti affrontano le fatiche di Ercole solo per quello. Per Daniele Tarozzi, di cui qualche tempo fa è uscito il suo primo libro E datti una mossa! (sottotitolo Esercizi per sfaticati di ogni età, Macro Edizioni), la molla che lo ha fatto decidere di partecipare è stato l’aspetto evocativo. Quest’anno infatti per la prima volta la gara viene svolta proprio intorno a Sparta. «Andare là — racconta — e visitare la terra degli spartani è un richiamo molto potente per me che ho fatto il Minghetti. Poi alla gara ci saranno tutti: i migliori al mondo come gli scalzacani come me per cui arrivare in fondo significa vincere».
Parla così, Daniele, una laurea in Filosofia e una in Giurisprudenza, «non sono mai stato di quelli legati alla sedia tutto il giorno e se sono riuscito a studiare tanto è stato grazie allo sport», ma si è preparato a puntino. «Ho corso in mezzo alla natura, mi sono arrampicato ovunque, ho scavalcato muri. Se non mi sono rotolato nel fango è stato solo perché non pioveva da tempo. È stato divertente e liberatorio allenarmi riproducendo i reali gesti della vita e riportare il corpo al suo utilizzo primario, cioè a come eravamo stati pens at i al l e ori gi ni » . Ci oè, per muoverci e non per stare seduti col telecomando in mano o davanti a un computer. «Tutta l a nostra vi t a è art i f i ci al e e questo tipo di preparazione l’ha ribaltata completamente. In questo senso buttarsi nel fango, stare nell’acqua fredda, passare tra i rovi, sporcarsi, ti fa tornare bambino. Alla fine sei tutto acciaccato, ma ogni volta che esci dalla tua zona di comfort stai meglio».
L’allenamento mentale e l’alimentazione non sono men o i mpor t a n t i . « L a mente mente, il corpo no. Ho 51 anni, un’età che un tempo era considerata adulta per usare un eufemismo, ma oggi se fai le cose giuste ti togli delle soddisfaz i oni . Bast a procedere con gradualità e costanza». Non ci sono regole assolute. «Anche come coach faccio sperimentare le strategie. Nulla è vietato ma tutto deve avere una misura. Se ad esempio per l’80 per cento delle volte mangio bene, già ho fatto molto anche se mi concedo qualche strappo, specie se poi mi muovo. Il fanatismo genera rigidezza e la rigidezza è fragilità. Bisogna essere adattabili. Resilienti. In fondo, la Spartan Race Beast è una gara di resilienza».