Corriere di Bologna

Quei finali che tagliano le gambe Al 30’ la V sarebbe imbattuta

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Sette minuti a Trento, una manciata di secondi a Pesaro, otto minuti contro Sassari e cinque contro Venezia. In cinque partite di campionato, ossia 200 minuti di gioco complessiv­o, la Virtus è stata in svantaggio poco più di 20 minuti. Sufficient­i, però, a lasciare per strada due vittorie che sembravano certe. Soprattutt­o il +18 a 11 minuti dal termine a Trento — unica vittoria della squadra di Buscaglia oltre a quella contro Reggio Emilia ancora a zero punti — mentre il largo vantaggio con Venezia era nel primo tempo, a rendere la pillola un minimo meno amara. Se estrapolas­simo la classifica della Serie A alla fine del terzo quarto, la Segafredo sarebbe prima imbattuta. In ognuna delle cinque partite disputate, i bianconeri erano in vantaggio a dieci minuti dal termine con uno scarto medio non banale di 7 punti, escludendo il +32 della partita contro Capo d’Orlando. Fra il 30’ e il 40’, la Virtus è però la squadra che ha perso più punti in classifica certifican­do quello che è il suo principale difetto di questo momento: la gestione dei vantaggi e la capacità di chiudere le partite. Rosselli e compagni hanno smarrito per strada ben 4 punti nell’ultimo periodo di gioco. La migliore nel ribaltare il risultato vicino alla sirena finale, come ha provato sulla sua pelle la Virtus, è Venezia che rispetto alla classifica del 30’ ha guadagnato quattro punti per restare al comando imbattuta. Anche l’altra capolista Brescia nell’ultimo quarto ha una variazione positiva di 2 punti.

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