«BeatleStory», omaggio ai Fab Four con uno show nuovo
Nell’anno del cinquantesimo anniversario di «Magical Mystery Tour» e «Sgt. Pepper’s», al Teatro Il Celebrazioni di via Saragozza 234 approda questa sera alle ore 21 «BeatleStory», tributo ai 4 di Liverpool. Con uno show rinnovato e con un cast che da più parti è stato giudicato tra i più fedeli nella riproduzione del sound dello storico quartetto inglese. Con la presenza di Emanuele Angeletti (Paul McCartney) e Roberto Angelelli (George Harrison), reduci dalla fortunata esperienza con gli Apple Pies e dal successo mondiale dei musical inglesi «Let It Be» e «Macca» in Asia, Gran Bretagna e Stati Uniti, con la partecipazione di Patrizio Angeletti (John Lennon). «BeatleStory», con biglietti a 27,50 e 33 euro, è un live-show multimediale che ripercorre l’intera storia dei Beatles dal 1962 al 1970, in un concerto con oltre una quarantina dei loro più grandi successi. Un concerto ricco di proiezioni, con una cura maniacale nei dettagli e nei costumi, negli arrangiamenti e nei trucchi. Angeletti, per fare un esempio, scelto nel 2012 per interpretare la parte di Paul McCartney nel musical “Let It Be”, è naturalmente destro. Ma ha iniziato a suonare il basso da mancino proprio per dare più autenticità all’interpretazione di McCartney. Il live partirà dalle strade di Liverpool e attraverserà gli anni della ‘Beatlemania’ fino ai grandi capolavori in studio. Due ore suddivise in 5 set introdotti da filmati con video d’epoca, costumi dell’epoca e strumenti vintage, fra capolavori come She Loves You, I Want To Hold Your Hand, Twist And Shout, Yesterday, Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club Band, All You Need Is Love, Come Together, Let It Be e Hey Jude.
Il newyorchese Brian Hamill, fotoreporter e fotografo di scena che dagli anni 70, dopo aver studiato fotografia a Rochester, ha lavorato per quasi mezzo secolo in oltre settantacinque film, vanta un lungo e proficuo sodalizio con Woody Allen, che ha seguito sul set di ventisei dei suoi film. La prima volta durante Io e Annie, quando il film portava ancora il titolo provvisorio di Anhedonia, termine clinico con cui si descrive l’impossibilità di provare piacere. Sino a quel momento Hamill, nato a Brooklyn e con precedenti nella fotografia sportiva, soprattutto il pugilato, e di moda, non aveva mai visto un film di Allen. Da quel momento inizierà invece un’amicizia duratura, che porterà Hamill sul set di capolavori alleniani come Manhattan e Zelig. Il rapporto tra i due però proseguirà anche dietro le quinte e Hamill arriva così a riprendere Allen nel suo salotto o nella sua cucina in momenti di vita quotidiana, o ancora nel suo studio mentre analizza le sequenze appena girate.
La mostra Brian Hamill’s Tests of Time: Woody Allen, New York e gli altri si inaugura oggi alla presenza del fotografo, alle 18,30 presso Ono arte, in via Santa Margherita 10, dove resterà sino al 10 dicembre. Nelle cinquanta fotografie esposte, tuttavia, non c’è solo Allen. Perché di Hamill vengono proposti altri ritratti, colti nella sua New York a cavallo fra gli anni 60 e 80. Da Meryl Streep a John Lennon, da Francis Ford Coppola a Barbra Streisand, da Robert De Niro, sul set di Toro scatenato di Scorsese, a un giovanissimo Robert Downey Jr., appena ventenne. Di Hamill parla nella sua autobiografia anche Myke Tyson, raccontando che l’amicizia con Hamill e con il fratello Pete, noto scrittore, gli fecero incrociare tutti i personaggi alla ribalta sulla scena newyorchese, da David Bowie a Liza Minnelli. A conferma di quanto Woody Allen ha rivelato su Hamill, newyorchese sino al midollo che non ha mai voluto lasciare la sua città, a cui è sempre ritornato anche dopo aver realizzato reportage a diverse latitudini del mondo: «Conoscenze e informazioni sono la sua moneta corrente. Non c’è una persona o un ristorante che lui non conosca».
Nelle cinquanta fotografie esposte, ci sono anche Lennon, Streep, De Niro