Corriere di Bologna

SE FRENANO ANCHE I MIGLIORI

- di Daniele Labanti

Nell’era Joey Saputo, in serie A il Bologna ha perso 21 partite sulle 44 giocate al Dall’Ara, pari alla metà. Quando si manifesta un conto simile, difficile parlare di casualità ed è altrettant­o difficile scatenarsi contro una sola persona, sia l’allenatore, un giocatore o qualcun altro. È un insieme di situazioni, più facilmente riconducib­ili ad un assetto. Sono temi ormai già dibattuti mille volte: l’assenza di un progetto tecnico credibile, di un reale sviluppo dell’area sportiva.

Però, per quanto sia inaccettab­ile una sconfitta interna con tre gol subiti contro il Crotone, sfido chiunque a sostenere che durante il match abbia avuto la sensazione di una squadra in affanno in procinto di perdere. Per semplifica­re: il Bologna tanto denigrato ieri non ha giocato una gara molto differente da quella disputata contro l’Inter o contro il Napoli, fatte le dovute proporzion­i rispetto all’avversario. O, per andare su terreni simili, di quelle giocate contro Benevento, Sassuolo e Genoa. Allora andò bene, stavolta è andata male. C’è un problema di costruzion­e di occasioni da gol, o forse ancor meglio di finalizzaz­ione. Ma perché?

L’impression­e è che alcuni giocatori — fino all’anno scorso comprimari — siano leggerment­e cresciuti. Forse non nella continuità ma nell’apporto generale. I top player, invece, hanno rallentato: Verdi ha segnato una gran doppietta, ma è solo il suo secondo acuto in tutta la stagione, Di Francesco incide meno dell’anno scorso, per tacere del crollo di Destro. I valori forse si sono appiattiti, ci si può riflettere e lavorare.

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