Corriere di Bologna

Ma Ramagli vede la luce «Stanchi, bravi, in crescita»

Il coach: «Gara diversa dalle altre, nel terzo periodo potevamo difendere meglio»

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MILANO Seconda sconfitta in fila e un finale ancora una volta da cancellare, davanti al patron Massimo Zanetti. Le sfide alle big del campionato regalano un altro rimpianto alla Virtus, che si perde sul più bello e si pianta in attacco negli ultimi minuti. Una sensazione di dejà vu che il tecnico bianconero Alessandro Ramagli giudica guardando il bicchiere mezzo pieno: «Questa gara mi ha detto cose diverse rispetto alle sconfitte con Trento e Venezia, ho spremuto tanto alcuni giocatori e forse nel finale siamo stati un po’ stanchi ma quando senti che puoi piazzare la zampata a volte ti fermi prima di fare un campo. Abbiamo giocato a lungo una partita eccellente, che mi lascia sensazioni positive».

Il coach riavvolge il nastro della gara e fissa il suo rammarico soprattutt­o prima della volata finale: «Nel primo tempo non siamo riusciti a tenere la gara in mano per troppe palle perse e secondi tiri concessi in abbondanza. Nella seconda parte abbiamo rimediato a rimbalzo ma quando nel terzo quarto abbiamo fatto canestro, stranament­e abbiamo smesso di difendere, cosa che abbiamo fatto in maniera molto solida per 35 minuti. È poco spiegabile, lì avremmo potuto creare un gap maggiore».

Milano è rimasta a contatto e nel finale ha punito, con alcuni tiri bianconeri falliti o girati sul ferro. Ramagli va via dal Forum lodando la prova di Gentile e cercando segnali positivi: «Ho visto una Virtus combattiva e intensa, ma non siamo stati in grado di girare l’inerzia. Ce la siamo giocata, con quantità e qualità difensiva». Il coach bianconero evita polemiche arbitrali («qualche chiamata mi ha lasciato un po’ perplesso, ma non abbiamo perso per quello») e quando gli viene chiesto di alcuni limiti struttural­i che questa Virtus sta palesando nei big match risponde prontament­e: «Sono i limiti di una squadra che sta costruendo la propria identità. L’importante è continuare ad abbassare il sedere e difendere quando siamo in difficoltà, senza sentirci invincibil­i quando facciamo canestro prendendoc­i licenze dietro. Sono i limiti di chi sta crescendo, ma a un certo punto si deve crescere anche in fretta: non si può aspettare aprile».

Tanta delusione nell’immediato dopopartit­a anche per Klaudio Ndoja, intervenut­o a bordocampo ai microfoni di Radio Bologna Uno: «Non so cosa ci sia mancato nel finale, mi sento di dire per l’ennesima volta che siamo lì,che abbiamo raccolto 99 centesimi e ci manca sempre quello per fare l’euro. Non possiamo: abbiamo giocato alla pari con Milano per 30 minuti, poi la buttiamo via ancora una volta così. Sono davvero amareggiat­o». A tal punto che l’italoalban­ese evita anche rimpianti arbitrali: «Non ne parlo, parlo di noi. Ci manca ancora qualcosa, non possiamo fare sempre gli stessi errori: è un peccato di Dio».

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