Corriere di Bologna

La pancia sta nella testa Chiamala, se vuoi, amigdala

- Gabriele Bronzetti

Il cuore è l’organo psicosomat­ico per eccellenza e reagisce subito, anche violenteme­nte, alle emozioni negative o positive. Lo fa in modo molto diverso da persona a persona tanto che si sopravvive ai bombardame­nti e poi si muore d’infarto per la sconfitta - raramente per la vittoria- della squadra del cuore, non del fegato. Le ragioni di questa diversità sono molto complesse e partono da lontano, sia nella storia dell’individuo sia nella storia della specie umana. Da un po’ l’attenzione degli scienziati si è concentrat­a sull’amigdala, una struttura bilaterale a forma di mandorla situata nel profondo del cervello. È una specie di centralina che riceve informazio­ni dalla corteccia cerebrale e dai sensi – pensieri e ricordi, rumori e odori - per far nascere le emozioni di paura e ansia che poi vanno a scaricarsi su cuore e ghiandole, midollo sanguigno e tutto il resto; è una sede fondamenta­le per le decisioni che ci illudiamo di prendere con la testa moderna e invece prendiamo con la pancia arcaica, l’amigdala appunto. Qualsiasi decisione, dal percorso stradale migliore all’investimen­to finanziari­o, si basa sulla paura di una perdita e quindi passa per l’amigdala, da cui può partire un traffico neuronale più o meno lentamente letale. Sembra che chi ha più paura di perdere abbia un’amigdala più grande. Si può dire che chi trova un grande amico trova un tesoro, chi ha paura di perderlo trova una grande amigdala.

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