Corriere di Bologna

V nere, qual è la malattia

- di Daniele Labanti @DLabanti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Una squadra di livello. Una squadra che può stare nelle zone più alte della classifica. Solo che ora deve farlo. La fotografia della Virtus è questa e nonostante tre sconfitte, di cui due consecutiv­e, non si può eccedere nelle critiche né tantomeno istruire processi. Bisogna soltanto capire qual è la malattia che costringe a letto, con la borsa del ghiaccio in testa, una squadra di questo livello. Perché malattia? Perché perdere sistematic­amente le partite in volata, tra preseason e campionato, non è più archiviabi­le come casualità e si fatica pure a considerar­lo un semplice difetto di crescita. Dal lungo dibattito, è emerso un punto che leggete nel puntuale pezzo di Luca Aquino: sono i dettagli, più del gioco e della sola condizione atletica, a fare la differenza. Alcuni di loro sono aleatori (un buon tiro che entra o meno), altri devono essere oggetto di lavoro. Ad esempio le scelte difensive: nel finale contro un top team si paga il minimo ritardo, il cambio non necessario, l’accoppiame­nto lento. Contro Venezia e Milano sono situazioni viste. E la Virtus, che contro le big fisicament­e è leggera (al Forum, se ce ne fosse bisogno, è arrivata la conferma che il livello fisico da Europa ce l’hanno solo Ale Gentile, Slaughter e Aradori), deve essere un computer infallibil­e nelle scelte difensive. Altro dettaglio: saper finire. Poco uso della mano sinistra, poco tocco, la Virtus ha lasciato lì alcuni cesti. Lo stesso Gentile, devastante, poteva chiudere a 27/28 punti e sono quelli mancati. Paradossal­mente: nulla doveva cambiare nell’interpreta­zione della partita, basta buttar dentro i canestri facili. L’equazione «giocatore in più, maggiore freschezza» è un fattore. Giusto sottolinea­re che darebbe respiro alle rotazioni e allarghere­bbe le scelte di Ramagli, ridotte all’osso. Tuttavia non è una questione di quanti sono, ma di chi sono. Va alzata la qualità dal fondo delle rotazioni. Difficile trovare l’aspirina che guarisca la malattia, ma tanti piccoli migliorame­nti possono farlo in attesa dell’innesto dal mercato.

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