V nere, qual è la malattia
Una squadra di livello. Una squadra che può stare nelle zone più alte della classifica. Solo che ora deve farlo. La fotografia della Virtus è questa e nonostante tre sconfitte, di cui due consecutive, non si può eccedere nelle critiche né tantomeno istruire processi. Bisogna soltanto capire qual è la malattia che costringe a letto, con la borsa del ghiaccio in testa, una squadra di questo livello. Perché malattia? Perché perdere sistematicamente le partite in volata, tra preseason e campionato, non è più archiviabile come casualità e si fatica pure a considerarlo un semplice difetto di crescita. Dal lungo dibattito, è emerso un punto che leggete nel puntuale pezzo di Luca Aquino: sono i dettagli, più del gioco e della sola condizione atletica, a fare la differenza. Alcuni di loro sono aleatori (un buon tiro che entra o meno), altri devono essere oggetto di lavoro. Ad esempio le scelte difensive: nel finale contro un top team si paga il minimo ritardo, il cambio non necessario, l’accoppiamento lento. Contro Venezia e Milano sono situazioni viste. E la Virtus, che contro le big fisicamente è leggera (al Forum, se ce ne fosse bisogno, è arrivata la conferma che il livello fisico da Europa ce l’hanno solo Ale Gentile, Slaughter e Aradori), deve essere un computer infallibile nelle scelte difensive. Altro dettaglio: saper finire. Poco uso della mano sinistra, poco tocco, la Virtus ha lasciato lì alcuni cesti. Lo stesso Gentile, devastante, poteva chiudere a 27/28 punti e sono quelli mancati. Paradossalmente: nulla doveva cambiare nell’interpretazione della partita, basta buttar dentro i canestri facili. L’equazione «giocatore in più, maggiore freschezza» è un fattore. Giusto sottolineare che darebbe respiro alle rotazioni e allargherebbe le scelte di Ramagli, ridotte all’osso. Tuttavia non è una questione di quanti sono, ma di chi sono. Va alzata la qualità dal fondo delle rotazioni. Difficile trovare l’aspirina che guarisca la malattia, ma tanti piccoli miglioramenti possono farlo in attesa dell’innesto dal mercato.