Merola con Prodi per lo Ius soli
Il Professore in Comune per l’appello rivolto a Roma. Nel pomeriggio la cerimonia con i nuovi italiani
Prodi con Merola per lo Ius soli a Palazzo d’Accursio , dove 200 nuovi cittadini sono stati ospiti in occasione della giornata dell’integrazione. «Avere questa legge sarebbe un atto doveroso. Mi sembrava politicamente necessario stare qui in Comune», ha detto Prodi. Per essere presente alla cerimonia, il sindaco non è riuscito a incontrare Renzi in visita a Calderara.
Bologna capitale della campagna per portare all’approvazione la legge sullo Ius soli, ovvero il diritto di cittadinanza per i nati in Italia da genitori stranieri. Dopo l’evento di piazza Nettuno, ieri è stato Palazzo d’Accursio a vivere una giornata dedicata ai temi dell’integrazione, ospitando 200 nuovi cittadini e le rispettive famiglie nella sala del Consiglio comunale, con la «benedizione» arrivata in mattinata dall’ex premier Romano Prodi. Prodi ha infatti partecipato a sorpresa all’appello lanciato dal sindaco Virginio Merola, dal mondo della politica e dello spettacolo che in questi mesi ha spinto per arrivare alla legge sullo Ius soli: presenti anche i due senatori dem Sandra Zampa e Luigi Manconi, la relatrice del testo Marilena Fabbri, deputata del Pd, l’attore Alessandro Bergonzoni e Insaf Dimassi, ragazza italo-marocchina della rete «Italiani senza cittadinanza» diventata il volto emiliano per questa «battaglia di civiltà».
«Avere questa legge — ha spiegato Prodi — sarebbe un atto doveroso. Da poco ho festeggiato il 56esimo anniversario della mia laurea, ebbene parlavamo di queste cose già trent’anni fa. Era necessario intervenire già all’epoca, quando il nostro Paese stava cambiando. Oggi questo tema viene mischiato con i barconi, l’insicurezza e diventa difficilissimo affrontarlo. Ma mi sembrava politicamente necessario essere questa mattina in Comune». Le parole del Professore hanno trovato l’approvazione del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti: «Ha ragione e anche io e l’onorevole Pier Ferdinando Casini crediamo sia il momento di votare questa legge in Parlamento».
Merola, che per partecipare alla cerimonia del pomeriggio (conclusa dall’inno di Mameli suonato dal jazzista Paolo Fresu) non ha incontrato il segretario del Pd Matteo Renzi, ha voluto legare la battaglia per il diritto alla cittadinanza al futuro delle città e si è rivolto al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, in vista della votazione in Senato: «Avete messo la fiducia su tutto, non si capisce perché non si scelga in questa occasione di dare fiducia al Paese, che significa anche prendersi delle responsabilità. Bisogna farcela entro questa legislatura». Guardando alle Due Torri, il primo cittadino, ha definito i «nuovi italiani» una risorsa necessaria. «Bologna è una città che vive relazioni con il mondo — sottolinea il primo cittadino — e allo stesso tempo è sottoposta a un forte invecchiamento demografico. Stiamo parlando di ragazzi che da tempo vivono qui e hanno scelto Bologna come luogo in cui costruire il futuro, eppure il rischio è vedere che come al solito si tiene conto di tutto tranne che della vita concreta delle realtà urbane. In questo modo cresce lo scarto tra il Parlamento e la vita quotidiana». Forti delle 250.000 firme raccolte a sostegno della legge, i parlamentari presenti hanno voluto ribadirne gli aspetti «temperati» e non spregiudicati nel voler dare la cittadinanza comunque con dei limiti rigidi.
«Non posso che ringraziare Bologna, sempre in prima fila quando si tratta di lottare per i diritti civili», ha ricordato Marilena Fabbri. Se per Luigi Manconi «è stato fondamentale nell’ultimo mese ridare vita a un dibattito che sembrava sepolto», Sandra Zampa ha ribadito «la vocazione della città a guardare al futuro e da sempre attenta al valore della convivenza».
Prodi Parlavamo di queste cose già trent’anni fa: era necessario intervenire allora, oggi è diventato molto difficile affrontare il tema Il sindaco Questi sono ragazzi che da tempo vivono qui e hanno scelto Bologna