Nel segno di Vignoli artista intellettuale
In Accademia la mostra sul progettista del teatro mai finito
L’artista dentro la sua opera. Farpi Vignoli e i suoi lavori domani nel teatro di scenografia dell’Accademia delle Belle Arti. Scultore, pittore, progettista, intellettuale a tutto tondo, il bolognese Vignoli viene ricordato da amici critici e appassionati nel ventennale della sua scomparsa in uno dei luoghi a lui più cari e dolorosi: il teatro di via Irnerio, gioiello iniziato alla fine degli anni 50 e mai finito (a causa di dissidi fra Accademia e Pinacoteca mai sanati) e salvato solo dall’occupazione degli studenti che per un lustro, dal ‘95 al 2000, lo trasformarono nel Tpo, costringendo l’istituzione (dopo lo sgombero) al suo corretto utilizzo: spazio scenografico.
Farpi conobbe e ringraziò pubblicamente quei giovani occupanti. Oggi alle pareti ecco i disegni del progetto, ma anche tanti quadri con molte vedute della sua Bologna dove nacque nel 1907. Panorami suggestivi, come quelli ritratti dall’alto di casa sua, l’attico del Palazzo del Gas. Ci saranno anche tante sculture conservata dal figlio, l’ingegner Massimo Vignoli: la disciplina che ha reso famoso Farpi, vincitore delle Olimpiadi dell’Arte a Berlino nel ‘36 (allora c’era questa manifestazione artistica parallela ai Giochi Olimpici) col Guidatore di Sulky, visibile nel cortile del Collegio Venturoli, istituzione dove studiò un Farpi giovanissimo e dove si concluderà la giornata di oggi. Bronzi di particolare pregio, così come le tombe presenti al Monumentale della Certosa (la Frassetto la più famosa), visitate sabato scorso nella prima giornata di ricordi. Ma ci sono anche i ritratti, come quelli dell’attore Tyron Power e del regista Henry King, Vincitore di altri innumerevoli premi, personaggio sempre in dialogo con le arti e la città, docente al liceo artistico, amico di Minguzzi, di Drei, di Cucchi e di Vaccaro, suoi i due giganteschi bassorilievi per la facciata dell’allora Casa del Contadino, oggi Camera Confederale del Lavoro, di Bologna.
Sulle pareti e nella grande sala dell’ex Tpo, dunque, emozioni e ricordi del suo progettista che verrà ricordato dall’amico e collega Mauro Mazzali, scultore ex direttore dell’Accademia, e con due testimonianze scritte, quella del critico e amico Eugenio Riccomini e quella dell’architetto ungherese Gabor Acs, «site architect» per Kenzo Tange nel Fiera District, conquistato dalla bellezza di quel teatro per un giorno trasformato in sala espositiva. Infine, fotografie e a un filmato d’epoca che verrà proiettato in sala.