Destro-Palacio Il gioco delle coppie
Resta da scegliere il modulo ma l’attaccante avrà la sua occasione accanto a Rodrigo e Verdi
Mattia Destro e Rodrigo Palacio insieme, a meno di contrattempi o di ripensamenti da parte di Roberto Donadoni lunedì a Verona giocheranno uno accanto all’altro. Fin qua è accaduto solo una volta dal primo minuto, precisamente il 10 settembre, Bologna-Napoli 0-3. Quella sera la squadra rossoblù era modellata sul 4-2-3-1. Contro il Verona Donadoni non riproporrà quel sistema di gioco, in questi giorni il tecnico sta lavorando soprattutto su due soluzioni tattiche, quella relativa al 43-3 e quella relativa al 4-3-1-2.
È vero che non è da escludere fino in fondo neanche quella legata all’impiego di due trequartisti alle spalle della prima punta, ma delle tre sembra la meno probabile almeno in partenza. In pratica il sistema di gioco con il quale il Bologna affronterà il Verona sarà figlio della posizione di Simone Verdi. Il discorso è questo: da una parte Donadoni è tentato dalla voglia di avvicinare il più possibile Palacio a Destro, e in questo caso Verdi giocherebbe alle loro spalle, da un’altra sapendo che l’ex milanista è più costruttivo quando entra dentro il campo partendo dai lati sarebbe orientato a far giocare Palacio esterno sinistro. Da oggi l’allenatore rossoblù valuterà le due possibilità, studiando quelli che sono i pro e i contro sia del 4-3-3 che del 43-1-2, poi alla fine sceglierà il male minore. Tenendo anche conto che da esterno Palacio sarebbe costretto a lavorare tanto di più nella fase passiva del gioco.
Al di là di quella che sarà la decisione di Donadoni, va sottolineato come questi due sistemi di gioco possano garantire sufficienti equilibri anche quando il pallone lo giocherà il Verona. E il perché è facile da intuire: Palacio e Verdi sono due giocatori abituati anche a rincorrere e a giocare per la squadra. Anche se a dire la verità fino in fondo almeno in questo senso Verdi è meno continuo rispetto alla prima parte del campionato passato. Prendete la partita contro il Crotone: è vero che dal suo scrigno ha tirato fuori quelle due gemme preziose su punizione, ma per il resto ha regalato soprattutto giocate fini a se stesse, esteticamente belline ma al tempo stesso poco concrete. Come d’altra parte era successo anche nelle partite precedenti.
Inutile nascondere che in questi chiari di luna Destro non meriterebbe di giocare dal primo minuto, e allora sarà bene che lo stesso attaccante legga la scelta di Donadoni come una mano tesa nei suoi confronti e una volta dentro il campo si dia finalmente una mossa. E non pensi che la decisione del suo allenatore sia un atto dovuto sia per quello che è sulla carta il suo spessore di attaccante sia per quelli che sono i numeri del suo ingaggio. In poche parole, Destro fa un piacere al Bologna solo se corre, rincorre e fa gol, e non solo per il fatto di andare in campo.
Dopo aver detto che la speranza è che Donadoni decida di dargli anche continuità, perché solo così potrà ritrovarlo anche sul piano fisico, va aggiunto che nelle prossime partite Destro si giocherà una bella fetta del suo domani, perché nel caso in cui non desse segnali di risveglio almeno sotto le Due Torri la sua storia arriverebbe ai titoli di coda.
Di quella che è la realtà di Destro ci siamo fatti un’idea da tempo: di sicuro l’attaccante ha colpe importanti ma a Casteldebole tutti devono sentirsi più o meno responsabili. A esempio, i suoi comportamenti e atteggiamenti sono stati gestiti con troppa debolezza dalla società, soprattutto dopo quel suo guaio fisico riportato a San Siro contro l’Inter. E ancora: nello spogliatoio del Bologna è mancato uno che lo facesse riflettere anche sul suo rendimento settimana dopo settimana, per rendere meglio l’idea uno di grande personalità come Daniele Portanova, riconosciuto da tutti come il capo carismatico di quella squadra fuori dal campo.
Chiudiamo con qualche interrogativo: perché Destro non parla mai? È lui che non vuole o è il Bologna che non glielo consente? Avere una risposta è possibile o pretendiamo troppo?