Titan, ventidue ancora in lista d’attesa Donne e stranieri restano al palo
Solo dieci lavoratori già ricollocati dalla Valsamoggia, incerto il futuro degli altri
La ricollocazione va avanti con il freno a mano tirato. Su 34 lavoratori della Titan Brakes, l’azienda di Crespellano che produce sistemi frenanti per il mercato delle macchine agricole, solo dieci hanno trovato un nuovo impiego, mentre due hanno scelto di trasferirsi nello stabilimento della stessa realtà, però di Piacenza.
Tutto ha inizio a giugno quando Titan Brakes, l’azienda partecipata per metà da Titan Italia, viene acquisita al 100% da Lpr di Piacenza. Un’impresa locale specializzata nell’after market del settore dei freni che, però, comunica subito la decisione di spostare tutti gli operai di Valsamoggia nella sua sede piacentina. Solo due accettano la proposta, mentre per gli altri inizia a luglio un piano, seguito dalla Fiom, condiviso dall’azienda e sostenuto da Confindustria Emilia Area Centro e Piacenza, per avviare un immediato ricollocamento dei lavoratori. Sempre nello stesso mese 82 aziende del territorio chiedono alle associazioni di categoria i curriculum vitae degli ex Titan Brakes, mentre nelle prime settimane di settembre 17 dipendenti partecipano ad un corso di formazione, incentrato sul disegno tecnico, alle Aldini Valeriani.
Qualcosa però non va per il verso giusto, e ad oggi solo dieci di loro ha trovato un altro impiego. Per gli altri dipendenti, che nel frattempo continuano ad andare avanti indietro da Valsamoggia verso Piacenza attraverso un servizio di trasporto messo a disposizione dall’azienda, non è arrivata nessun altra proposta. I dieci fortunati sono stati inseriti in parte a Titan Italia a Finale Emilia, in due piccole aziende metalmeccaniche, alcuni in Lamborghini e altri da Bonfiglioli Riduttori. «Serve fare un salto di qualità. Serve un impegno di responsabilità sociale, soprattutto dalle grandi imprese coinvolte in piani di investimento e sviluppo sul territorio — sottolinea Michele Bulgarelli,segretario della Fiom di Bologna —. Parliamo di un gruppo di dipendenti deboli, tra di loro ci sono donne, disabili e stranieri, tutti sui 40-50 anni. Si tratta di manodopera qualificata, quella tanto ricercata dalle nostre aziende, ma che, in questo caso, non sembra interessare concretamente».
Si parla di persone che nel corso degli ultimi anni hanno già subito diversi cambiamenti dal punto di vista lavorativo: a partire dal 2014 la Titan Italia, attiva nel settore del campo delle macchine agricole e di proprietà della multinazionale americana Titan International, ha infatti ridimensionato la sua presenza nello stabilimento di via Confortino nel comune di Valsamoggia, per poi trasferire gran parte dei suoi dipendenti, allora 180, nella sua principale sede di Finale Emilia. Il tutto fu gestito nell’ambito di un accordo quadro con la Fiom, e nel 2016 nacque Titan Brakes per assorbire la cinquantina di operai, poi diventati 34, che scelse di restare. Gran parte degli stessi che oggi aspettano di essere ricollocati, un’altra volta.