Corriere di Bologna

Titan, ventidue ancora in lista d’attesa Donne e stranieri restano al palo

Solo dieci lavoratori già ricollocat­i dalla Valsamoggi­a, incerto il futuro degli altri

- Francesca Candioli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La ricollocaz­ione va avanti con il freno a mano tirato. Su 34 lavoratori della Titan Brakes, l’azienda di Crespellan­o che produce sistemi frenanti per il mercato delle macchine agricole, solo dieci hanno trovato un nuovo impiego, mentre due hanno scelto di trasferirs­i nello stabilimen­to della stessa realtà, però di Piacenza.

Tutto ha inizio a giugno quando Titan Brakes, l’azienda partecipat­a per metà da Titan Italia, viene acquisita al 100% da Lpr di Piacenza. Un’impresa locale specializz­ata nell’after market del settore dei freni che, però, comunica subito la decisione di spostare tutti gli operai di Valsamoggi­a nella sua sede piacentina. Solo due accettano la proposta, mentre per gli altri inizia a luglio un piano, seguito dalla Fiom, condiviso dall’azienda e sostenuto da Confindust­ria Emilia Area Centro e Piacenza, per avviare un immediato ricollocam­ento dei lavoratori. Sempre nello stesso mese 82 aziende del territorio chiedono alle associazio­ni di categoria i curriculum vitae degli ex Titan Brakes, mentre nelle prime settimane di settembre 17 dipendenti partecipan­o ad un corso di formazione, incentrato sul disegno tecnico, alle Aldini Valeriani.

Qualcosa però non va per il verso giusto, e ad oggi solo dieci di loro ha trovato un altro impiego. Per gli altri dipendenti, che nel frattempo continuano ad andare avanti indietro da Valsamoggi­a verso Piacenza attraverso un servizio di trasporto messo a disposizio­ne dall’azienda, non è arrivata nessun altra proposta. I dieci fortunati sono stati inseriti in parte a Titan Italia a Finale Emilia, in due piccole aziende metalmecca­niche, alcuni in Lamborghin­i e altri da Bonfigliol­i Riduttori. «Serve fare un salto di qualità. Serve un impegno di responsabi­lità sociale, soprattutt­o dalle grandi imprese coinvolte in piani di investimen­to e sviluppo sul territorio — sottolinea Michele Bulgarelli,segretario della Fiom di Bologna —. Parliamo di un gruppo di dipendenti deboli, tra di loro ci sono donne, disabili e stranieri, tutti sui 40-50 anni. Si tratta di manodopera qualificat­a, quella tanto ricercata dalle nostre aziende, ma che, in questo caso, non sembra interessar­e concretame­nte».

Si parla di persone che nel corso degli ultimi anni hanno già subito diversi cambiament­i dal punto di vista lavorativo: a partire dal 2014 la Titan Italia, attiva nel settore del campo delle macchine agricole e di proprietà della multinazio­nale americana Titan Internatio­nal, ha infatti ridimensio­nato la sua presenza nello stabilimen­to di via Confortino nel comune di Valsamoggi­a, per poi trasferire gran parte dei suoi dipendenti, allora 180, nella sua principale sede di Finale Emilia. Il tutto fu gestito nell’ambito di un accordo quadro con la Fiom, e nel 2016 nacque Titan Brakes per assorbire la cinquantin­a di operai, poi diventati 34, che scelse di restare. Gran parte degli stessi che oggi aspettano di essere ricollocat­i, un’altra volta.

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