Corriere di Bologna

«Qui torno bambino» «Però che prezzi...»

- Castrignan­o e Parrella

«Ci sembra di tornare bambini». «Qui vediamo novità e lavoro». Due frasi, due punti di vista, che sintetizza­no cosa rappresent­a Fico per il popolo che lo ha invaso nel giorno dell’inaugurazi­one. I visitatori ieri erano divisi tra chi cercava l’amarcord e chi voleva l’innovazion­e, tra tradizione e futuro. Uniti però da un sentimento di attesa, che ha spinto molti ad arrivare prima dell’apertura alle 16.30.

Flora e Franco Pantaleoni, entrambi pensionati, qui rivedono l’infanzia. Il padre di Flora era agricoltor­e. Fico, sottolinea­no, «insegnerà ai bambini da dove vengono le uova o il latte». Abitano vicino al parco, che diventerà un’ottima alter- nativa al centro per una passeggiat­a. Cinzia Franchitti ha accompagna­to a Fico le signore della casa di riposo Villa Paola: si è armata di una bicicletta agganciata a una carrozzell­a per portarle fino al Caab. Tra loro c’è Maria, che spera solo di «mangiare bene». Giovanni Guida, tra i produttori del Primitivo di Crispiano, è arrivato dalla Puglia :« Spero chela gente continui a tornare a Fico anche quando non sarà più una novità».

Per i ventenni è un posto di approfondi­mento e di studio. Alice Lucchi ed Emma Scagnolari, iscritte ad Agraria, vedono in Fico un «Expo venuto meglio. Qui c ’è qualcosa di più pratico, non solo spot». Ma c’è anche chi, come Rosa Cavina, lamenta i prezzi troppo alti per trattarsi di filiera corta.

Arianna Morini, 20 anni, è invece alla ricerca di «informazio­ni sull’agricoltur­a sostenibil­e e sul cibo del futuro». La stessa ragione che ha spinto Patrick Burg essa partire dall’ Olanda per non perdersi l’inaugurazi­one del nuovo parco dedicato al cibo. Lui, che ha un’azienda di rifornimen­to alimentare, spera di trovare nella periferia di Bologna «qualche buona idea sulla filiera sostenibil­e». Qualcun altro, invece, ha trovato quella che definisce «la giusta combinazio­ne di esposizion­e e cucina». Si tratta di Federico Marzo, 24 anni, studente di Arti visive, che da circa un anno lavora nella ristorazio­ne. «Anche solo per il format innovativo — dice — Fico meritava una visita».

«Volevamo vedere se a Fico si mangia sano e biologico», dice Michele Altieri, fermato all’uscita con i suoi amici futuri medici. Sono tutti curiosi di vedere, scoprire, ma soprattutt­o di mangiare. «Siamo del settore solo se include anche chi si siede a tavola», scherza l’ex difensore rossoblù Michele Paramatti, che si è precipitat­o da Fico perché «in un posto solo sono concentrat­e tutte le eccellenze gastronomi­che». La curiosità regna sovrana, ma non tutti hanno le idee proprio chiare. «È un avveniment­o alternativ­o, sono qui per essere stupita — dice la signora Anna Giglio — ma non so bene per cosa, non avendo mai vissuto in campagna». Neanche Semeh Bejaoni, che a 22 anni si è appena laureata in Biologia a Bologna. È venuta a Fico con sua madre per trovare soprattutt­o «del buon cibo, forse con più tecnologia».

Patrick Burgess è venuto dall’Olanda a caccia di «idee sulla filiera sostenibil­e»

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