IL VERO SCONFITTO È L’ATTENDISMO
Alla fine è successo. La crisi della rappresentanza, la difficoltà a mantenere stabile (o almeno prevedibile) il rapporto con la base comincia a colpire anche la Cgil. Da molti anni, a Bologna come in Italia, sembrava che le dinamiche della rappresentanza politica e quelle della rappresentanza sindacale avessero andamenti assai diversi. Da un lato, il consenso per i partiti crollava rapidamente, facce e sigle cadevano come birilli. Per il sindacato, in particolare la Cgil, c’era invece solo un lento, lentissimo, declino. Che si misurava in decenni, non in settimane, ed era bilanciato da una compattezza invidiabile, una macchina organizzativa rodata e un radicamento capillare, seppur su una base sempre più ristretta. Dato il tracollo generale, ciò spingeva molti nel sindacato a pensare il proprio ruolo in termini «attendisti». Stringere la cinghia, perseverare nella protezione dei propri interessi tradizionali, salvare il salvabile e aspettare tempi migliori.
I risultati delle elezioni per le rappresentanze sindacali unitarie della Gd — con il tracollo della Fiom Cgil e il successo dell’Usb — sono ancora difficili da decifrare compiutamente. Come sempre, è probabile vi sia stato un misto di tendenze generali e fattori specifici. Quello che emerge è tuttavia una crescente insoddisfazione dei lavoratori nei confronti della stessa tradizione sindacale italiana. La sconfitta non è infatti avvenuta in una delle tante aziende decotte che cercano di sopravvivere comprimendo a manetta i diritti dei propri dipendenti. La Fiom ha perso in un’azienda dinamica che offre condizioni di lavoro sicuramente migliori di tante altre. Un’azienda che era la roccaforte storica della Fiom, una categoria tra le più combattive, talvolta persino più ribellistiche, della confederazione. Nonostante tutto ciò, un numero rilevante di lavoratori ha votato per un’organizzazione che si auto-definisce portatrice di un sindacalismo «conflittuale», poco interessato a negoziare tenendo presente le compatibilità generali.
Siamo di fronte a una sconfitta locale o all’inizio di un ciclo più devastante? Ci sarà chi imputerà la sconfitta all’eccessiva moderazione, sostenendo la necessità di inseguire l’Usb sul suo terreno. Chi chiuderà gli occhi. E chi proverà la strada, decisamente più difficile, dell’innovazione. Il modo con il quale il sindacato reagirà avrà conseguenze di lungo periodo. Perché l’unico vero sconfitto di queste elezioni alla Gd è l’attendismo.