Terrorismo, il prefetto apre il dossier Airbnb «Più controlli sui clienti»
Federalberghi chiede al prefetto controlli più stringenti per gli ormai 4mila alloggi affittati con Airbnb in materia di terrorismo. E il prefetto apre: «È un tema importante, dobbiamo capire come ottenere un controllo capillare». E per la prima volta, ieri all’Ascom, Piantedosi ha parlato del caso Igor, difendendo l’operato delle forze dell’ordine.
Il numero uno di Federalberghi di Bologna, Celso De Scrilli, incalza il prefetto Matteo Piantedosi sul tema dei controlli anti-terrorismo per chi alloggia negli ormai tantissimi appartamenti della rete di Airbnb. E il prefetto, mostrando di condividere appieno le osservazioni di De Scrilli, apre alla possibilità di applicare regole più stringenti anche per il circuito di Airbnb: «È un tema importante, dobbiamo capire come ottenere un controllo capillare».
L’occasione per parlare di questo tema — e anche di tanti altri, fra cui anche la fuga di Igor e il fallimento della grande caccia — si è presentata ieri all’Ascom, dove Piantedosi è intervenuto per un incontro su temi della sicurezza e della legalità.
«A Bologna ci sono 4mila strutture sul sito di Airbnb e oltre alla questione della concorrenza sleale, c’è da affrontare quella del controllo degli alloggiati: soprattutto ora che si parla di terrorismo, i dati delle persone che vengono ospitati in questi posti non vengono trasmessi in Questura. E il sistema tradizionale, invece, quello nelle strutture alberghiere funziona bene perché alle volte ci accorgiamo che dopo la registrazione del cliente si presenta un funzionario di polizia alla reception e chiede della persona che abbiamo registrato perché è stata segnalata o è ricercata. Oggi abbiamo 4mila strutture fuori controllo», ha spiegato rivolgendosi al prefetto De Scrilli. E Piantedosi, guardando il Questore Ignazio Coccia seduto in prima fila assieme ai vertici della guardia di Finanza e dei carabinieri, si è detto pronto a considerare qualche azione. «Questo è un ottimo spunto per fare una riflessione e capire come si possa creare un controllo capillare. Un versante importante per cui si potrebbero fare ipotesi concrete», ha risposto.
E per la prima volta, ieri, il prefetto ha parlato pubblica- mente degli omicidi del barista Davide Fabbri e della guardia volontaria Valerio Verri da parte del killer latitante Norbert Feher, alias Igor Vlacavic. Lo ha fatto in buona sostanza per difendere l’operato dell’Arma, bersagliata di critiche nelle ultime settimane, pur sottolineando la sua vicinanza alle famiglie delle vittime e tutta la comprensione nei loro confronti.
«È un mestiere difficile quello del poliziotto e del carabiniere — ha detto —. Noi giudichiamo sempre dopo, con calma, documenti alla mano. Ma in realtà gli operatori devono prendere decisioni in pochi secondi ed essere sicuri di avere tutte le condizioni del caso per farlo. Molte volte ho visto uomini delle forze dell’ordine rispondere personalmente per aver preso decisioni affrettate, che col senno di poi, andavano evitate».
All’indomani dell’omicidio era stata proprio l’Ascom a mettere a disposizione della vedova Fabbri un legale e Giancarlo Tonelli, il direttore dell’associazione, ieri ha chiesto che questa vicenda «non finisca nel dimenticatoio». «Non accadrà», gli ha risposto il prefetto: «Sono profondamente dispiaciuto perché da parte degli inquirenti, e ne sono testimone, c’è una grande motivazione per riuscire a prenderlo e sono sicuro ci riusciranno, il colpevole verrà garantito alla giustizia».
Igor Spiace che lo Stato a essere finito sul banco degli imputati, il colpevole verrà assicurato alla giustizia