Corriere di Bologna

Ira di Papignani E i «duri e puri» ora fanno la voce buona

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«Molti lavoratori non ci hanno seguito e questo è un problema sul quale dobbiamo lavorare, per recuperarl­i». Non usa la parola «sconfitta» Bruno Papignani, segretario regionale della Fiom, per descrivere il ribaltone avvenuto in Gd mercoledì. Ma non si nasconde dietro un dito: «Quando i lavoratori votano non esiste che votino in modo sbagliato, votano e basta. Dobbiamo rispettare quel voto e interpreta­rlo». Con l’unica consolazio­ne che «hanno votato in tantissimi e questo è un dato importante e positivo». Magra consolazio­ne, per il sindacato più forte di Bologna, poche ore dopo aver perso l’azienda simbolo.

Il luogo in cui, appena sei anni fa, la Fiom riuscì a far passare un referendum con oltre il 90% dei voti senza il sostegno di Fim e Uilm. A seguire l’azienda all’epoca era proprio lo stesso Papignani: «Rompemmo sulla democrazia, figurarsi se possiamo essere accusati sulla democrazia stessa». Sei anni sono un’epoca, il riavvicina­mento con Fim e Uilm è sfociato nella firma di un nuovo contratto nazionale. Papignani difende la linea dialogante: «Il contratto nazionale è stato riconquist­ato in un contesto. Non corrispond­e alla lista dei desideri, ma è qualcosa di accettabil­e che potrebbe tutelare meglio i lavoratori e che è stato approvato anche da quelli della Gd con percentual­i alte».

Sull’accordo aziendale della discordia, che ha dato il via alla valanga conclusa col clamoroso risultato delle elezioni in rsu, il segretario della Fiom resta convinto che sia «un buon integrativ­o. Bisogna rispettare i tanti no, ma anche i tanti si». E i contenuti di quel contratto «non giustifica­no, a mio avviso, il livello di abbandono avvenuto nei nostri confronti, evidenteme­nte ci sono motivazion­i più profonde che occorre capire». E ora? «Dal punto di vista relazional­e qualcosa non ha funzionato e quando ci si è resi conto di questo era tardi. Adesso nel rispetto dei lavoratori e della loro volontà, con umiltà dobbiamo ripartire». Il numero uno della Cgil non parla esplicitam­ente di errori. Ma ammette: «Il voto parla chiaro, troppe persone non ci hanno seguito».

Il problema rischia di non restare isolato alla Gd. Qualche settimana fa c’è stata la sconfitta in Marcegagli­a a Ravenna, dove Usb ha quasi svuotato il bacino di voti della Fiom. Oggi arriverann­o i risultati delle elezioni in Ducati, dove Fim e Uilm possono puntare a superare le tute blu Cgil. La settimana prossima voteranno i 500 dipendenti Toyota e l’Usb aspira a un altro colpaccio. C’è stata qualche vittoria: in Bonfigliol­i riduttori Fiom ha conquistat­o tutti i delegati. E in Sasib, che per altro appartiene sempre alla galassia Coesia, è finita allo stesso modo. Insomma, la situazione è fluida. Ma i malesseri ci

Non ridurrei tutto all’integrativ­o, che resta un buon accordo, i motivi sono profondi

sono, le tessere scompaiono e il rischio è che Gd possa segnare un punto di svolta. «Secondo me però in quell’azienda ci sono fenomeni non riproducib­ili altrove — replica Michele Bulgarelli, segretario provincial­e della Fiom —. Ma in Italia c’è un problema di malessere di lavoratori e lavoratric­i a prescinder­e dalle condizioni contrattua­li». Resta la necessità di non rendere inutile una sconfitta clamorosa, di farne tesoro: «Dobbiamo indagare le ragioni del dissenso». Per Bulgarelli «c’è da ricostruir­e un rapporto con i lavoratori, ma alcune caricature mi sembrano fuori luogo». Il riferiment­o è alle accuse di eccessivo aziendalis­mo. «In realtà la Fiom ha una vocazione contrattua­le da sempre. Noi facciamo gli accordi — sottolinea il numero uno delle tute blu bolognesi —. Oggi semmai il problema è che gli accordi Gd non parlano alla grande distribuzi­one, ai fattorini in bici, alla logistica».

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