L’Usb guarda lontano «Ma quale pancia, questo è solo l’inizio»
Il colosso del packaging : «Con la nuova Rsu costruiremo un percorso di continuità»
«C’è uno smottamento in atto nei luoghi di lavoro». Sono passate poche ore dalla vittoria clamorosa in Gd. Ma nel quartier generale dell’Usb, dove fino a mercoledì mattina assicuravano di lottare per il secondo posto, assicurano che quello di via Battindarno non resterà un caso isolato. Che la più grande azienda metalmeccanica di Bologna rappresenta la punta di un iceberg. Ci sono le elezioni Toyota in arrivo. E anche lì, al di là delle dichiarazioni di rito, il sindacato di base punta a un risultato da ricordare.
E ci sono tutti gli altri comparti dell’economia: «Questa vicenda ne ricalca altre analoghe in regione, trasversali a tutti i settori - sostiene Fabio Perretta, del direttivo regionale -. Non è un voto di pancia». Tanto che il sindacato replica alle accuse di populismo: «Chiamare così un voto di protesta significa non riconoscere le ragioni - aggiunge Perretta -. Ed è lo stesso linguaggio che usa Renzi». Quello delle tute blu è l’ultimo settore su cui si è buttato il sindacato di base, molto più noto per le vertenze abitative, della logistica e del settore pubblico. Qui la storia, almeno a livello di rappresentanze sindacali di peso, è più recente. E coincide in larga parte con l’arrivo di Sergio Bellavita, ex dirigente di primo piano della Fiom, in segreteria nazionale con Maurizio Landini fino al 2012 e col distacco revocato lo scorso anno.
Con Bellavita Usb ha iniziato a entrare nelle fabbriche. Ma quello di mercoledì resta il risultato più clamoroso. E ora secondo il sindacalista si apre una fase nuova: «Bisogna ripartire con un percorso che consenta di misurarsi con il malessere generato dall’ultimo integrativo. Daremo seguito agli impegni che abbiamo preso con i lavoratori». Tradotto, secondo l’Usb bisogna tornare a sedersi al tavolo e modificare i punti più contestati dell’accordo passato sul filo del rasoio un mese fa. «Bisogna aprire una fase di confronto sui punti da cambiare. Nulla è più possibile in Gd senza il consenso dei lavoratori», scandisce Bellavita.
A parlare con i giornalisti, in via Saffi, anche diversi tra i 16 delegati eletti mercoledì. Quasi nessuno sapeva nulla del sindacato di base fino a poche settimane fa. «Non sempre la gente sa che c’è un’alternativa, stavolta è venuta fuori», ricostruisce Massimo Capelli, che invece la tessera Usb ce l’ha da anni e ha fatto da ponte tra i dipendenti e il sindacato. E l’alternativa ha approfittato del malessere generale per vincere. «Mai come nell’ultimo rinnovo si è percepito che la nostra opinione non contava - racconta il trasfertista Emanuele Quartieri -. Questo ci ha ferito più di tutto».
Non era semplice immaginare un sindacato conflittuale come Usb vincitore in un’azienda
Parlare solo di protesta vuole dire non vedere lo smottamento in atto nei luoghi di lavoro
come Gd, dove le relazioni sindacali sono sempre state improntate al fair play. E dove, gli stessi delegati lo riconoscono, le cose vanno molto meglio che altrove. In via Battindarno non c’è crisi, le condizioni contrattuali sono buone: e allora perché 547 persone hanno consegnato l’azienda allo stesso sindacato che occupa le case? «Forse proprio perché la Gd è una buona azienda, non abbiamo paura di esprimere le nostre idee», riflette Manuel Trebbi. Ora resta da capire come saranno i rapporti tra un sindacato conflittuale come l’Usb e un’azienda come Gd in cui l’accordo integrativo è arrivato senza scioperi dei dipendenti. «Noi siamo capaci di fare contrattazione, abbiamo anche chiuso accordi senza fare un’ora di sciopero — assicura Bellavita —. Ci si misura con i lavoratori e le condizioni che ci sono». E un delegato aggiunge: «Probabilmente proprio perché non si sono fatte certe lotte siamo arrivati fino a qui».