Pd, Errani boccia il Prodi pontiere «Conta dove vai, non da dove vieni»
che rafforzeranno la nuova alleanza tra un esponente della Lega Nord e uno del Pd.
Al tavolo in viale Aldo Moro tra le delegazioni dei due presidenti e quella del sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa e del consigliere economico della Presidenza del Consiglio Luigi Marattin, era assente il numero uno del Veneto Luca Zaia. Forte del risultato referendario, in questa fase iniziale Zaia ha scelto di aprire una trattativa a parte con Palazzo Chigi. Qualora decidesse di cambiare strategia, gli altri due governatori sono pronti ad accoglierlo in corso d’opera, a patto che «il treno partito non si fermi più», chiarisce Bonaccini. Per ovvie ragioni politiche, Maroni è più bendisposto nei confronti del suo collega di partito e fa il tifo affinché Zaia il prima possibile si unisca al gruppo. «Il Veneto ha seguito una strada diversa che conclude in questi giorni. Hanno già preso contatto con il governo per cui si vedranno il 23 a Roma e mi auguro che poi la trattativa, anzi ne sono certo, sarà a tre anziché a due. Della serie l’unione fa la forza», dice il presidente della Lombardia. Sia Maroni che Bonaccini sono comunque
Nel giorno in cui a Bologna il Pd si raccoglie attorno a Romano Prodi per cercare di riunificare una sinistra dispersa, arrivano i paletti, duri, spinosi, di un amico storico del Professore: Vasco Errani. L’ex presidente dell’EmiliaRomagna, Pci-Pd ora con i bersanianidalemiani di Mdp, da Reggio Emilia manda a dire che: «Questa rottura non si risolve con i pontieri e gli abbracci tra gruppi dirigenti, ma con una svolta politica e culturale che ora, con sincerità e gentilezza, io non vedo». Messaggio al suo amico Piero Fassino, che si arrabatta di raccordare i fili della sinistra. Ma anche a Prodi. «Non ci faremo — dice Errani — mettere all’angolo del politicismo per cui bisogna stare insieme: chiederemo per fare cosa. A me non interessa da dove vieni, ma dove stiamo andando. Io sono per costruire un progetto unitario, ma c’è bisogno di recuperare fiducia e credibilità su parole come giustizia, eguaglianza e rappresentanza».Una doccia fredda serale su una giornata che il Pd considerava molto positiva. In cui Prodi aveva fatto ridere e insieme conquistato tutti con una battuta a margine della tavola rotonda «Migrazioni» all’Istituto Veritatis Splendor. «Quando sono venuto a Bologna a fare l’assistente — aveva raccontato — i “marocchini” erano i calabresi e i siciliani. Adesso sono “marocchini” il sindaco e i capi del Pd...». «Bologna una bella città che cambia — ha rafforzato il concetto — che ha saputo ospitare, dove quelli venuti dall’esterno hanno avuto un ruolo. Mi auguro che in futuro tutta la società faccia lo stesso. Non c’era né ironia, né niente. Solo un esempio di come l’integrazione funziona anche nel potere». Mano tesa all’assente Virginio Merola, al segretario Francesco Critelli e al capogruppo in Regione Stefano Caliandro, che hanno festeggiato con allegria il Professore, evocato in mattinata come «facilitatore» dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, renziano, e dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, antirenziano. «La possibilità di costruire un centrosinistra — ha detto Orlando — passa attraverso il ruolo e il recupero di una centralità di figure come quella di Prodi». La strada di facilitatori e pontieri è in salita. Prodi e la deputata Sandra Zampa tentano di sdrammatizzare in ogni modo. Persino ridendo alla battuta su del segretario della Cei Nunzio Galantino quando parla dell’Albania: «Grazie a Dio la maggioranza degli albanesi sono atei».