Violenti con le donne, pronti a cambiare
Aperto il nuovo centro del Comune: sono già dieci gli uomini che hanno chiesto aiuto
Non era ancora aperto che già dieci uomini avevano chiamato per chiedere aiuto. Ha inaugurato ieri, ma è già al lavoro, il primo centro di ascolto e di aiuto per uomini violenti. Si chiama «Senza violenza», è in via de’ Buttieri 9, e aprirà (gratuitamente) le sue porte due volte la settimana, per ora. Per gli uomini violenti ci saranno percorsi individuali o di gruppo. E le compagne verranno sempre contattate di prassi all’inizio del percorso di mariti e fidanzati.
Non era ancora aperto che una decina di uomini avevano già chiamato per chiedere aiuto, perché fanno fatica a controllare i gesti violenti con le proprie compagne. Di quei dieci, nelle ultime settimane hanno iniziato un percorso di recupero in sette. «Senza violenza» ha inaugurato ufficialmente ieri mattina con il patrocinio del Comune (che per quest’anno ci ha messo 12mila euro, che si aggiungono ai 48mila per due anni del progetto «Radice» di Asc Insieme), ma è già al lavoro: segno che di un centro di aiuto per uomini violenti c’era molto bisogno anche a Bologna. Adesso c’è. Ed è in uno stabile di proprietà dell’Asp in un cortile interno di via de’ Buttieri 9, nel cuore del Santo Stefano.
È qui che, due giorni alla settimana (il lunedì e il mercoledì dalle 14,30 alle 19,30), gli uomini che riconoscono di avere un problema di comportamento nella relazione con la compagna, potranno suonare il campanello e chiedere un aiuto. Ad aprirgli saranno i membri dell’associazione «Senza violenza», una squadra di sette persone, tre delle quali saranno fisse lì: Paolo Ballarin, Giuditta Creazzo e Gabriele Pinto, presidente, co-presidente e socio fondatore dell’associazione. Saranno loro ad accogliere gli uomini violenti, ad ascoltare le loro storie, a trovare una strada per farli smettere con la violenza.
Un percorso che, in base ad esperienze analoghe in Italia e in Europa, può durare indicativamente tra i dieci mesi e l’anno. Perché non ci sarà solamente un approccio psicologico, ma anche educativo e culturale. E sta qui la differenza rispetto ad analoghi centri che provano a trattare la violenza alle donne soprattutto da un punto di vista psicologico, come quello che potrebbe presto aprire all’interno dell’Ausl di Bologna che ci sta lavorando, a quanto emerso ieri durante la presentazione di «Senza violenza», da circa un anno.
«Per molto tempo — spiega Giuditta Creazzo, co-presidente di «Senza violenza» — la psicologia clinica ha considerato la violenza sulle donne come un problema patologico di masochismo nelle donne e di sadismo negli uomini . E invece c’è un problema di cultura». «Di cultura patriarcale», dice Maria Chiara Risoldi, presidente della Casa delle Donne che con il nuovo centro di via de’ Buttieri lavorerà gomito a gomito. «C’è una parola-chiave che non viene mai usata — dice Risoldi —: patriarcato. Venire in questo centro significherà anche riconoscere che si è subalterni a un contesto patriarcale». Come dire: la violenza alle donne è prima di tutto un problema culturale.
Gli uomini violenti che si rivolgeranno a «Senza violenza» avranno dei percorsi personalizzati (gratuiti) che potranno essere sia in forma individuale che di gruppo. E nel caso del lavoro di gruppo a condurre gli incontri saranno sempre due operatori, un uomo e una donna insieme. Scelta che avrà anche una valenza simbolica per chi parteciperà agli incontri. Gli esperti del centro decideranno caso per caso la forma di aiuto più adatta.
E poi c’è la questione (delicatissima) di eventuali casi di reato. Cosa faranno gli operatori di «Senza violenza» nel caso intercettassero casi molto gravi? «Il problema — spiega Giuditta Creazzo — si porrà quando ci sono casi in cui è prevista la procedibilità d’ufficio, a livello generale associata ai casi più gravi: noi non siamo pubblici ufficiali, ma si pone in casi come questi un problema etico». Il primo passo formale dell’associazione, proprio per evitare mosse che possano in qualche
Il nodo dei reati Non siamo pubblici ufficiali, ma si pone nei casi gravi un problema di natura etica
modo danneggiare ulteriormente le compagne di uomini violenti, sarà di contattare le donne. «Quando un uomo viene da noi — spiega ancora Creazzo — mandiamo una lettera alla donna per chiederle se è disponibile ad essere contattata da noi e ad aggiornarci, a percorso con l’uomo avviato, come sta procedendo la loro relazione. Per noi il primo passo fondamentale è la sicurezza della donna e non sempre la denuncia penale è la soluzione più efficace o che tutela di più la donna. Agiremo caso per caso».
Certo la sfida è impegnativa. Ma qui in via de’ Buttieri sono determinati a sradicare la violenza alle donne. «Questo è un luogo di tutti — ha detto l’assessora alle Pari opportunità del Comune Susanna Zaccaria — ed è un passo avanti fondamentale per Bologna». La strada è ancora lunga, a volte sarà in salita, ma adesso c’è ed è ben delineata.