«Non mi sento in discussione»
Parla Ramagli dopo le tre sconfitte consecutive subite dalla Virtus «La squadra è in crisi di energia, ora datemi due giocatori»
Alessandro Ramagli, dopo tre sconfitte consecutive che settimana ha vissuto? «Quella che ti aspetti dopo tre sconfitte consecutive all’ultimo tiro. Se perdi di 15 contro Venezia, Milano e Brescia è grave, ma ti rendi conto che non sei pronto per quel livello. Se perdi sempre in volata si dice che siamo una grande squadra che ha una malattia, quindi la partita di Brindisi diventa quella della svolta, o si fa l’Italia o si muore. Secondo me è una visione poco intelligente».
Nel dopopartita con Brescia aveva parlato di provvedimenti drastici.
«Intendevo a livello di scelte, magari utilizzare una sola chiamata o inserire un gioco forzatamente di condivisione della palla. Non mi riferivo certo a cacciare un giocatore. Leggo molti dire che non abbiamo perso perché ci mancano due giocatori. Intanto datemeli e poi si vede, perché per giocare la nostra pallacanestro il livello energetico è un elemento importante».
È la chiave principale delle sconfitte maturate nel finale?
«È un nodo ma non vorrei definirlo il principale. È vero che nei finali perdiamo connessione tecnica, ma magari questo è dovuto al fatto che qualche giocatore ha dovuto sostenere uno sforzo energetico che in una condizione normale di rotazione non dovrebbe sostenere. Per giocare una pallacanestro di aggressività, intensità e corsa, il fiato ci vuole. Ogni squadra ha il suo dna, il nostro è quello di essere fisicamente impattanti per spaccare le partite in difesa ed esprimere una pallacanestro di alto ritmo per sfruttare tutte le nostre potenzialità».
Ha detto che questo è un nodo ma non l’unico. Quali altri?
«Mi piacciono le analisi nelle quali si considera tutto e si dice che in certi momenti la squadra è poco connessa dal punto di vista tecnico e qualcuno usa i propri instinti non nel modo opportuno. Però tutto questo passa anche dal fatto di avere meno ossigeno nel cervello e forza nelle gambe. Nello sport conta solo vincere, però queste sette giornate mi fanno dire, e lo dicono tutti, che la squadra è più avanti di quello che pensavamo».
Si pente della scelta di essere partito con un giocatore in meno?
«Avevamo deciso di farlo per valutare che tipo di impatto potesse darci Alessandro Gentile. Oggi lo diamo tutti per scontato, ma quando è arrivato veniva da un anno di sostanziale stop. Al momento del suo infortunio, il 5 settembre, pensavo avremmo dovuto farne a meno per un mese e allora ci siamo attivati. Dal 25 settembre, quando ci è stato dato il via libera finanziario, la ricerca è stata costante ma quelli che abbiamo contattato ci hanno detto di no. Dobbiamo riempire questo buco».
Oggi si parla di Doellman o Burns.
«Doellman ha una serie di caratteristiche che lo rendono molto funzionale per questa squadra, però economicamente dovrebbe fare un passo indietro troppo importante per le sue abitudini. Burns è un giocatore con altre caratteristiche che lo renderebbero molto utile. Però il giocatore perfetto si costruisce solo col pongo o alla Playstation».
Come è il suo rapporto con la proprietà?
«Un rapporto che si è evoluto. Lo scorso anno c’è stato un periodo di non comunicazione legato al fatto che la proprietà stava pensando a che taglio dare a questa società e la priorità era giusto fosse quella. A un certo punto è cominciato un rapporto con un contatto comunicativo diverso, con la giusta frequenza. Ci siamo visti tre volte — una su mia richiesta, una volta su loro e una perché era giusto vederci prima dell’inizio del campionato — e in quelle occasioni ho trovato i canali comunicativi aperti, giusti a livello di tempi, di modi e di richieste».
Alla vigilia della partita con Brindisi si sente in discussione?
«Mi sembra una lettura ingenerosa anche se la legge di questo sport dice che dopo tre sconfitte consecutive bisogna vincere. Quello che la squadra ha fatto fino ad oggi non merita questo tipo di analisi, io vado a Brindisi non pensando che questa è la partita che può decidere il mio destino, ma pensando che è una partita che dobbiamo vincere».
Alessandro Gentile ha avuto un ottimo impatto. Come se lo aspetta fra tre mesi?
«Era giusto che partisse dai suoi punti di forza e ho fatto leva su questi. Fra tre mesi vorrei che trovasse un completo stato di comfort fra i suoi punti di forza che oggi ancora non ha anche per una questione di energia. L’altra cosa che vorrei è che con umiltà, pazienza ed equilibrio, diventasse funzionale anche nelle cose che gli vengono meno bene. Anche nelle posizioni di campo in cui si trova meno a suo agio ha gli strumenti per essere ugualmente utile alla squadra».
Queste sette giornate mi fanno dire che siamo più avanti di quel che pensavamo Doellmann sarebbe funzionale ma sull’ingaggio ha troppe pretese Abbiamo perso sulla sirena, nei finali c’è poca connessione tecnica Da Gentile ottimo impatto, ora deve fare meglio ciò che gli riesce meno