«RIGENERARE L’ESISTENTE UNICA STRADA POSSIBILE»
«Fra le varie aree per un nuovo stadio c’è Villa Pallavicini, un simbolo di modernità che si vede dall’A14, come il ponte di Calatrava», sostiene l’architetto Michele Zacchiroli.
Architetto Zacchiroli, da dove passa il futuro architettonico/urbanistico di Bologna, dal centro o dalla periferia?
«Da entrambi, uno non deve escludere l’altro. Se li tratti diversamente, se non lavori in sinergia, la città avrà una frattura irreversibile».
È davvero possibile immaginare una nuova architettura concentrata e incentrata sulla rigenerazione e/ o riqualificazione?
«Certo, abbiamo vie tecnologiche e tecniche per recuperare qualsiasi cosa in maniera definitiva, ma ci vogliono “dei coraggi”: si può abbattere e realizzare ex novo, si può rigenerare pensando alla città di domani, ma occorre che anche la sovrintendenza e il moderno pensare, così come il Pse, permettano il riuso moderno e attuale di strutture pensate in altro modo. Per questo è necessaria un’evoluzione normativa».
Alla luce dei repentini cambiamenti sociali e della crisi economica, è da rivedere il Piano strutturale licenziato dal Comune dieci anni fa?
«Oggi le cose si evolvono a una velocità incredibile: servirebbe una revisione costante, ogni due o tre anni, ogni volta che se ne sente il bisogno».
Ex aree militari: vuoti da riempire o da salvaguardare? Come giudica i Poc cosidetti di “rigenerazione”?
«I Poc andrebbero analizzati uno per uno, ma secondo me hanno una loro funzione: quelle aree vanno riempite e realizzate alla bisogna. Tenere però aree “di riserva”, gli spazi interstiziali, non è sbagliato. Così come l’uso temporaneo, in attesa di una destinazione definitiva».
Prati di Caprara: grande parco senza ulteriori realizzazioni (a parte i volumi esistenti) o il piano di sviluppo previsto dal Comune?
«Sono favorevole al piano di sviluppo, ci sta».
Restyling del Dall’Ara (con compensazioni) o nuovo impianto?
«Non ho dubbi: la grande occasione è fare uno stadio nuovo e moderno. Fra le varie aree quella di Villa Pallavicini sarebbe ottima, c’è tutto e si vedrebbe dall’autostrada: un nuovo simbolo di modernità come il ponte e la stazione AV di Calatrava. E poi ti consentirebbe di riusare il Dall’Ara: io ci farei un grande albergo e centro congressi. Sarebbe un ulteriore simbolo e riqualificherebbe il quartiere. Avremmo due strutture nuove».
Avesse risorse e carta bianca quale grande progetto realizzerebbe in città?
«Parcheggi interrati (tecnologicamente è possibile farli ovunque, anche sotto piazza San Domenico) e in superficie (bellissimo quello di Mario Botta a Lugano), una nuova mobilità e poi darei il via a questi edifici nuovi di riferimento, grandi opere architettoniche pensate però non in modo isolato».
Architettura tra territorio, ambiente, economia: qual è il punto di equilibrio del presente?
«Sono tre fattori che ora si muovono ognuno per conto suo, ancora non ci siamo: non sempre l’economia tiene conto delle due precedenti. Ci sono ancora lacune normative fortissime e leggi che andrebbero riviste. Raggiungere un punto di equilibrio però è fondamentale».
Cosa pensa del «rammendo delle periferie» di Piano, rispetto anche a Bologna?
«Pur avendo qualche valenza positiva, mi è sembrata un’operazione di marketing. Il tema va inquadrato in una visione più ampia dei singoli interventi che ho visto pubblicati qua e là: risoluzione di microproblemi, ma non basta».
Infrastrutture: Bologna è all’altezza del nodo che rappresenta?
«No, abbiamo grandi potenzialità, ma c’è una lentezza endemica nel realizzarle che ci rende arretrati». Domanda personale: dove abita e perché.
«In piazza San Domenico sopra il mio studio: un posto magico dove, a guardare la basilica, mi perdo e mi emoziono quotidianamente».
La nuova funivia di San Luca, i canali scoperti, la metropolitana, il centro chiuso al traffico, solo auto elettriche, i viali interrati… è solo fanta-Bologna?
«Tutte idee potenzialmente realizzabili e di grande attrazione. Alcune sarebbero molto costose, non sono “fanta”, ma occorre volontà politica e visione globale».
Al posto del Dall’Ara vedrei bene un grande albergo e un centro congressi Servirebbe a riqualificare il quartiere