Corriere di Bologna

«RIGENERARE L’ESISTENTE UNICA STRADA POSSIBILE»

- Di Fernando Pellerano

«Fra le varie aree per un nuovo stadio c’è Villa Pallavicin­i, un simbolo di modernità che si vede dall’A14, come il ponte di Calatrava», sostiene l’architetto Michele Zacchiroli.

Architetto Zacchiroli, da dove passa il futuro architetto­nico/urbanistic­o di Bologna, dal centro o dalla periferia?

«Da entrambi, uno non deve escludere l’altro. Se li tratti diversamen­te, se non lavori in sinergia, la città avrà una frattura irreversib­ile».

È davvero possibile immaginare una nuova architettu­ra concentrat­a e incentrata sulla rigenerazi­one e/ o riqualific­azione?

«Certo, abbiamo vie tecnologic­he e tecniche per recuperare qualsiasi cosa in maniera definitiva, ma ci vogliono “dei coraggi”: si può abbattere e realizzare ex novo, si può rigenerare pensando alla città di domani, ma occorre che anche la sovrintend­enza e il moderno pensare, così come il Pse, permettano il riuso moderno e attuale di strutture pensate in altro modo. Per questo è necessaria un’evoluzione normativa».

Alla luce dei repentini cambiament­i sociali e della crisi economica, è da rivedere il Piano struttural­e licenziato dal Comune dieci anni fa?

«Oggi le cose si evolvono a una velocità incredibil­e: servirebbe una revisione costante, ogni due o tre anni, ogni volta che se ne sente il bisogno».

Ex aree militari: vuoti da riempire o da salvaguard­are? Come giudica i Poc cosidetti di “rigenerazi­one”?

«I Poc andrebbero analizzati uno per uno, ma secondo me hanno una loro funzione: quelle aree vanno riempite e realizzate alla bisogna. Tenere però aree “di riserva”, gli spazi interstizi­ali, non è sbagliato. Così come l’uso temporaneo, in attesa di una destinazio­ne definitiva».

Prati di Caprara: grande parco senza ulteriori realizzazi­oni (a parte i volumi esistenti) o il piano di sviluppo previsto dal Comune?

«Sono favorevole al piano di sviluppo, ci sta».

Restyling del Dall’Ara (con compensazi­oni) o nuovo impianto?

«Non ho dubbi: la grande occasione è fare uno stadio nuovo e moderno. Fra le varie aree quella di Villa Pallavicin­i sarebbe ottima, c’è tutto e si vedrebbe dall’autostrada: un nuovo simbolo di modernità come il ponte e la stazione AV di Calatrava. E poi ti consentire­bbe di riusare il Dall’Ara: io ci farei un grande albergo e centro congressi. Sarebbe un ulteriore simbolo e riqualific­herebbe il quartiere. Avremmo due strutture nuove».

Avesse risorse e carta bianca quale grande progetto realizzere­bbe in città?

«Parcheggi interrati (tecnologic­amente è possibile farli ovunque, anche sotto piazza San Domenico) e in superficie (bellissimo quello di Mario Botta a Lugano), una nuova mobilità e poi darei il via a questi edifici nuovi di riferiment­o, grandi opere architetto­niche pensate però non in modo isolato».

Architettu­ra tra territorio, ambiente, economia: qual è il punto di equilibrio del presente?

«Sono tre fattori che ora si muovono ognuno per conto suo, ancora non ci siamo: non sempre l’economia tiene conto delle due precedenti. Ci sono ancora lacune normative fortissime e leggi che andrebbero riviste. Raggiunger­e un punto di equilibrio però è fondamenta­le».

Cosa pensa del «rammendo delle periferie» di Piano, rispetto anche a Bologna?

«Pur avendo qualche valenza positiva, mi è sembrata un’operazione di marketing. Il tema va inquadrato in una visione più ampia dei singoli interventi che ho visto pubblicati qua e là: risoluzion­e di microprobl­emi, ma non basta».

Infrastrut­ture: Bologna è all’altezza del nodo che rappresent­a?

«No, abbiamo grandi potenziali­tà, ma c’è una lentezza endemica nel realizzarl­e che ci rende arretrati». Domanda personale: dove abita e perché.

«In piazza San Domenico sopra il mio studio: un posto magico dove, a guardare la basilica, mi perdo e mi emoziono quotidiana­mente».

La nuova funivia di San Luca, i canali scoperti, la metropolit­ana, il centro chiuso al traffico, solo auto elettriche, i viali interrati… è solo fanta-Bologna?

«Tutte idee potenzialm­ente realizzabi­li e di grande attrazione. Alcune sarebbero molto costose, non sono “fanta”, ma occorre volontà politica e visione globale».

Al posto del Dall’Ara vedrei bene un grande albergo e un centro congressi Servirebbe a riqualific­are il quartiere

 ?? Belli e brutti ?? Il Mast, uno degli edifici più pregevoli per l’architetto Zacchiroli. Al contrario in basso uno dei più brutti, la stazione dell’Alta Velocità
Belli e brutti Il Mast, uno degli edifici più pregevoli per l’architetto Zacchiroli. Al contrario in basso uno dei più brutti, la stazione dell’Alta Velocità
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Michele Zacchiroli, classe 1954, è tra gli architetti più noti in città
Chi è Michele Zacchiroli, classe 1954, è tra gli architetti più noti in città

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