BOLOGNA, RIMINI, ROMA E OSTIA I FORUNCOLI NON SONO METASTASI
Faccio parte di quella categoria che si chiama pendolari, infatti vado su e giù tra Rimini e Bologna, conosco bene tutte e due le città e quindi mi perdonerà se mi riferisco ad entrambe, anche se in questi giorni sentiamo tanto parlare di Roma, cioè della nostra capitale e di Ostia dove c’è il mare come a Rimini. Bologna non è più la stessa: c’è la violenza, vedi il caso della Montagnola, e penso che sarebbe bene ci si preoccupasse di fermare la situazione prima che sia troppo tardi. Pure a Rimini la situazione non è messa bene, poiché mi ricordo di classifiche che l’hanno collocata in testa per i reati. Caro Santi, al tempo. Prendo per buono il suo appello, perché prevenire e comunque curare una malattia prima che diventi irreparabilmente grave è un dovere non negoziabile. L’altro dovere sta nel non sbagliare la diagnosi e quindi la terapia. All’errore diagnostico segue inevitabilmente l’uso maldestro dei farmaci, con corollario di effetti negativi. Intendo dire che se il medico, cioè la politica, vede un quadro non realistico, sarà indotto a varare programmi e iniziative non coerenti all’effettiva situazione. Non si possono affrontare i malesseri di una città come se fossero mali terminali. Riassumo, caro Santi: non se la prenda se le dico che la sua diagnosi è sbagliata per eccesso. Bologna non è Roma e Rimini non è Ostia. Da riminese lei sa benissimo che il mare non è confinato dietro un muro, e che tutti possono andare liberamente a passeggiare sulla battigia e a farsi il bagno. Come si dice, anche l’occhio vuole la sua parte, ma a Ostia la vista del mare è preclusa e l’occhio non può godere di uno spettacolo offerto gratis dalla natura. Quanto a Bologna, che lei conosce part time, non scherziamo: i guasti di quella che è stata chiamata Mafia capitale sono ben lontani dalle Due Torri. Per fortuna. Ciò non toglie che sia meglio vigilare, appunto per prevenire. Ma è ingiusto, più ancora che sbagliato, dare giudizi sommari tali da mortificare la realtà di una città che sta vivendo un’intensa fase di rilancio. Il cui vero merito, voglio sottolinearlo, va all’intraprendenza e al lavoro dei bolognesi ben più che alla politica. Una politica che perde troppo tempo nelle lotte interne. Che si mostra ondivaga nei programmi e nelle scelte e senza una leadership carismatica. Purtroppo è lunga la sequenza di promesse non mantenute o realizzate con troppo ritardo. Il quadro complessivo, tuttavia, vede in Bologna una città invidiabile, mentre oggi nessuno può invidiare Roma. Certo, la vita quotidiana ci mostra vari difetti quasi endemici, che hanno un simbolo: piazza Verdi. Ma sono foruncoli, non metastasi. Non sono mali incurabili. Bastano dei farmaci da banco. superava gli oceani, si dilatava nel mondo.
Ed a me, che continuo ad amarla, non interessa il colore politico di chi l’amministra. Se le istituzioni hanno le targhe nei portoni e i partiti le bandiere ai balconi per differenziarsi, gli uomini hanno il cervello. Ciò dovrebbe fare la differenza; ma così non sembra.
Caro sindaco, gentile questore, pregiatissimo signor prefetto. Se fosse possibile vi denuncerei in ordine sparso , e per ognuno di voi chiederei non essere scambiato per un compratore di fumo , stare all’erta per non essere coinvolto in risse violente e destreggiarmi tra la gente per non pestare sfilze di sacchi a pelo e letti di cartoni che invadono l’affascinante (un tempo..) centro storico. Ma, soprattutto non posso più sedermi qualche minuto in una panchina della Montagnola, in un bar di piazza Verdi, lungo il poggiolo di Palazzo Bentivoglio senza essere circondato da orde di spacciatori, eroinomani, prostitute, truffatori, delinquenti, scippatori, ladri di biciclette e forse anche criminali. Che tristezza; Ma la mattina, signor prefetto, signor questore, signor sindaco, quando vi alzate vi ricordate almeno qual è il vostro compito istituzionale? E soprattutto, qual è il vostro dovere verso noi cittadini onesti?
Ogni tanto dovresti fare una «ripassatina» ai test che avete superato per ricoprire tali cariche. Con affetto