PAOLA TURCI «RITORNO ALLA FELICITÀ»
Stasera la cantautrice romana nella tappa del tour «Il secondo cuore». «Ho parlato molto di me perché mi dovevo aggiustare, fare qualcosa per uscire dalle mie paure e dalle cicatrici che mi ha portato l’incidente». «Il mio periodo a Bologna? Questa città
«La torre d’avorio? Per carità, l’ispirazione deve trovarmi impreparata». Giacca attillata, mani nervose, occhi che guardano dritti in faccia, smalto scuro alle unghie, quando abbiamo incontrato Paola Turci stava presentando il disco Il secondo cuore – new edition. Quando a marzo, poco dopo la sanremese Fatti bella per te, uscì Il secondo cuore sembrò chiaro che in quell’album l’artista cantasse la sua rinascita. Con la nuova edizione che contiene tre inediti (e un dvd), tra cui Off-line, il discorso si riapre. Vuole dire che il rinnovamento artistico continua. E prende nuove strade. Come il ritorno a teatro come attrice, sua vecchia passione che quell’incidente sulla Salerno-Reggio Calabria del 15 agosto del 1993 aveva interrotto. Stasera però il teatro Il Celebrazioni attende la cantautrice romana come tale, impegnata nella tappa bolognese de «Il secondo cuore tour» (ore 21, info 051/6154808).
Paola Turci, a cosa si deve questa nuova edizione?
«In effetti pensavo di avere completato il disco. Evidentemente ero ancora dentro un’ispirazione, un’onda creativa e sono arrivate nuove canzoni. Pensi, le ho scritte in un pomeriggio. Di solito scrivo così. E in posti qualsiasi».
«Off-line» sembra una riflessione al maschile.
«Lo è. Mi è piaciuta l’idea di pensare a un uomo in crisi che a un certo punto si chiede cosa gli manca, cosa ho perduto».
Forse un invito alla riflessione per gli uomini è persino pedagogico, non crede?
«Proprio quello mi ha affascinato. Oltre al fatto di essere stata molto autoriferita negli ultimi tempi».
Le è servito parlare così tanto di sé?
«Mi dovevo aggiustare, riparare. Dovevo assolutamente fare qualcosa per uscir fuori dalle mie paure, le mie sicurezze, da miei limiti e cicatrici che mi ha portato l’incidente».
Eppure ha dato un’immagine di donna sicura.
«Ma il mio problema erano gli altri. Ho convissuto per anni con la paranoia di questa faccia e finalmente l’ho detto a tutti. Si vede? Mi sono liberata. In qualche modo ho ritrovato autostima, mi sono voluta bene, mi sono tornata ad amare, mi sono piaciuta».
Insomma, si è fatta bella per sé?
«Mi sono pentita di non averlo fatto prima. Evidentemente doveva arrivare il momento giusto. Anche il ritorno sul palco dopo 24 anni con un monologo va in questa direzione». Quando scoprì il teatro? «Dopo avere scritto Stato di calma apparente. Era un periodo triste. Ho incontrato il teatro per caso. Conobbi Beatrice Bracco, grazie a lei scattò l’amore per la recitazione».
Cosa le rimane del periodo in cui ha vissuto a Bologna?
«Bologna era il sogno di mio padre. Aveva origini romagnole. Mi rimane l’aspetto affettuoso anche se da anni la vivo quasi esclusivamente nei concerti».
Come si pone rispetto alla felicità?
«È una parola grossa. Questo per me è il periodo più intenso e entusiasmante. Ho lavorato bene anche fisicamente. La felicità arriva per brevissimi istanti, però questi brevi istanti oggi sono più costanti e molto intensi».
Cosa farà al prossimo Festival di Sanremo?
«Spero di vederlo! E poi c’è Baglioni».