Corriere di Bologna

Taxi fermi e turisti spiazzati «Così viene voglia di Uber»

Situazione critica in stazione. Fermi anche Radio Taxi e App

- Claudia Balbi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Si fermano i tassisti e i turisti spiazzati invocano Uber. Lo sciopero delle auto bianche, solo una cinquantin­a ieri in servizio, ha mandato in tilt soprattutt­o la stazione con lunghe file di turisti e passeggeri appena arrivati in città alla disperata ricerca di una corsa: «Protestano contro Uber ma così ci spingono a cercare alternativ­e nei privati», dicono esasperati.

Strade orfane dei taxi anche a Bologna per tutta la giornata di ieri. E i disagi, come prevedibil­e, non si sono fatti attendere.

Lo sciopero nazionale dei taxisti infatti sotto le Due Torri ha visto un’alta adesione. Erano appena 50 su 707 i taxi in servizio che ieri circolavan­o per le vie della città, su due turni da 25 auto ciascuno, per garantire le emergenze. Lo stop nazionale indetto da Ascom taxi, Cna-Fita, Confartigi­anato trasporto persone, Tsb, Uil trasporti, Unica taxi e Uritaxi Bologna contro la «concorrenz­a sleale» di privati, in primis quella del temutissim­o Uber, ha quindi trovato la maggioranz­a dei tassisti uniti nella protesta. Le rare auto bianche in città erano quelle dei volontari che hanno organizzat­o servizi di presidio dei principali posteggi e offerto i taxi a copertura dei servizi di garanzia rivolti a persone con ridotta capacità motoria, con disabilità, a donne incinte, anziani e da e per gli ospedali cittadini. Ferme anche tutte le App mobile e il servizio di Radio taxi cittadino.

Uno sciopero iniziato alle 8 del mattino e conclusosi solo alle 22 di ieri che ha portato con sé parecchi disagi, uno dei punti più critici è stato ovviamente la stazione centrale. In piazza Medaglie d’Oro alle tre del pomeriggio erano solo tre i taxi in fila nella corsia solitament­e affollatis­sima di auto bianche. Qui sono i turisti i più basiti di fronte alla mobilitazi­one e la colpa non è solo delle pesanti valigie che li accompagna­no. «È fastidioso — dice Patrick Sitz, 56 anni — veniamo da Roma, abbiamo quattro valigie e muoversi in autobus è escluso. Ma lo sciopero è anche molto controprod­ucente perché promuove l’alternativ­a, i servizi privati come Uber e via dicendo». La moglie cerca spasmodica­mente Uber sul cellulare e poi esclama delusa: «No Uber in this area». Patrik spiega che viene spesso in Italia ma che per chi ci viene per la prima volta questo non è un bel biglietto da visita.

Poco più avanti all’uscita del piazzale Ovest Ana, 21 anni, russa, è stremata a furia di trascinars­i dietro una grossa valigia: «Sapevo dello sciopero ma non pensavo che la situazione fosse così grave. Ma in Italia capita spesso». Ana ripiegherà prendendo l’Aerobus. Sotto la pensilina del bus che porta all’aeroporto Marconi la gente in coda continua ad aumentare. «Di solito prendiamo il taxi ma non è un problema, è un disagio certo, però fino a quando c’è efficienza e un’alternativ­a come l’autobus è risolvibil­e» dice Andrea, 32 anni, in fila con molti altri di fronte alle porte dell’aerobus che si trasforma per tanti nel mezzo sostitutiv­o all’auto bianca. Intanto alla fermata dei taxi un gruppo di quattro persone chiede informazio­ni ai volontari in presidio, quando capiscono che non potranno prendere il taxi per raggiunger­e l’appuntamen­to di lavoro che li attende sono molto scocciati. Uno di loro esclama: «Prendiamo il carsharing, che problema c’è». Ma una ventina di minuti più tardi i quattro vagano ancora tra una pensilina e l’altra degli autobus alla ricerca della soluzione. Anna, invece, pur sapendo che c’è sciopero, fa un tentativo: «C’è qualche taxista che non ha aderito?» chiede ai volontari in presidio che danno informazio­ni ai viaggiator­i. E alla risposta negativa esclama: «Peccato speravo nel crumiro, non resta che prendere il treno».

I viaggiator­i Protestano nei confronti dei concorrent­i, ma così ci spingono a cercare delle alternativ­e proprio nei servizi privati

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