«Nella nostra Bassa violenta e gotica ho immaginato Igor prima che colpisse»
Casolari sperduti, fienili abbandonati, distese di campi, le nebbie più dense del buio, e «la consapevolezza che quando gridi dentro casa non ti sente nessuno». Se la Bassa è teatro di delitti che non trovano soluzione è, per tante ragioni, anche ambientazione per i romanzi più neri. Anzi «gotici», come quelli di Barbara Baraldi, che ammette: «La nostra campagna, quella dove per altro vivo io, è gotica per definizione, uno stato d’animo».
Baraldi, malinconia che si trasforma in paura?
«Quando capitano questi delitti, quel territorio che si espande a perdita d’occhio e guardavi con amore, diventa luogo dove l’assassino può nascondersi e riemergere indisturbato. È fonte di dubbio e terrore».
Anche l’assassino del suo romanzo «Aurora nel buio» si nasconde tra torrenti, anfratti e casolari della Bassa...
«Proprio come Igor... Ma l’avevo scritto prima di quegli eventi. Mi sono venuti i brividi. Lo stesso romanzo parla del delitto di una donna». Anche quello un mistero? «Sì, ma alla fine l’assassino viene arrestato. Spero finisca così anche nella realtà».
La Bassa è sempre stata così inquietante?
«La campagna è violenta, fatta di prede e predatori. Una volta c’era l’abitudine di sgozzare i maiali, e le urla degli animali si sentivano a distanza di chilometri».
Sono i suoi ricordi di bambina?
«Ricordo anche di nonne che raccontavano storie terrificanti, di macabri rapimenti, di sparizioni di bambini mai più ritrovati. Era un modo per insegnare ai più piccoli di non aprire le porta agli sconosciuti. Probabilmente quelle sparizioni erano avvenute davvero. E ci sono lunghi periodi in cui non piove mai, ti senti abbandonato anche dalle nuvole. Finché si fantastica, tutto questo può avere il suo fascino...». E se l’orco spunta davvero? «Se si dilegua, la paura invece non va più via. Bologna, poi, sembra votata al mistero».
Lei di misteri nella nostra città ne ha trovati almeno 101: ci ha scritto un libro.
«Uno dei più eclatanti è il delitto Coltelli del 1882: un gioielliere trovato morto in casa. Nessun segno di effrazione, accanto a lui una ragazza seminuda e un martello insanguinato. La prima sospettata. Ma non era stata lei. Poi c’è il delitto Murri del 1902. A tutt’oggi c’è il dubbio che Tullio Murri , indicato come assassino del conte Bonmartini sia stato un capro espiatorio per coprire qualcun altro».