Il ritorno dell’Orchestra Mozart
Novità per la compagine fondata da Claudio Abbado. Tre concerti ad aprile (due diretti da Haitink), una residenza a Lugano, collaborazione con il Conservatorio
Secondo piano dell’Accademia Filarmonica di Bologna. Sala Rossini. Gremita di gente. Vengono aggiunte all’ultimo delle sedie per far accomodare tutti. Il pubblico accorso alla conferenza stampa non è solo di giornalisti. Anzi, la categoria è in nettissima minoranza. La maggior parte delle persone accorse alla «chiamata» dell’Accademia per l’annuncio delle prossime attività dell’Orchestra Mozart sono soprattutto — passatemi la definizione — parte dello zoccolo duro dei fan della Mozart e del suo fondatore e direttore Claudio Abbado. Sotto i nostri piedi una moquette rossa emana un calore che va ad aumentare ulteriormente la temperatura della sala e del discorso di disarmante sincerità di Francesco Senese, sopraffino violinista che ha ricoperto diversi ruoli nelle file delle compagini di Abbado, ma sopratutto nella Mozart. La frase fulminea — che riassume aforisticamente la situazione, la pronuncia Jadranka Bentini, presidente del Conservatorio Martini di Bologna, che avvierà una collaborazione con la Mozart — a conclusione del suo breve intervento: «A Bologna c’è un prima della Mozart e un dopo la Mozart». È vero. L’Orchestra Mozart è stata uno spartiacque nel mondo della musica. Di quella musica. Di Claudio e del dopo Claudio. Altre compagini create da Abbado, dove entravano e uscivano, come in casa di amici, i migliori strumentisti del mondo — è il caso della Lucerne Festival Orchestra, ora diretta da Riccardo Chailly — hanno avuto più fortuna della Mozart, che, nonostante l’eccellenza dei suoi musicisti (e sfido chiunque ad affermare il contrario), si era arenata. Parliamoci chiaro. La poesia e la bellezza sono una cosa. Trovare i soldi necessari per elargire questa poesia e questa bellezza al mondo, è un’altra. Per dieci anni è stato possibile grazie all’importante contributo della Fondazione Carisbo. Poi, con la morte di Abbado, è arrivata la chiusura della Mozart. Un gruppo di musicisti ha provato ciò nonostante a continuare quel cammino di dieci anni, messo in moto quel 4 novembre 2004 al Manzoni con il loro primo indimenticato concerto. Ma, si sa, quando se ne va un gigante come Claudio Abbado — che mi piace sempre più immaginare, ancora di più ora che non c’è più, il giovane protagonista de Le Voci del Mondo di Robert Schneider —, l’eredità spirituale che lascia, mette in moto una serie di cortocircuiti, che non è il caso qui di elencare, ma che sono spesso insormontabili e a catena. La tenacia di alcuni musicisti ha fatto sì però che, tra mille difficoltà, il cammino iniziato nel 2004 sia potuto proseguire qualche tempo fa con alcuni concerti sotto la direzione (si può dire?) amorevole di Ber- nard Haitink, che non ha voluto nemmeno essere pagato. Nel nome di un’amicizia e di una profonda stima per un collega di podio. Ora — e mi perdoni il lettore per questa lungaggine introduttiva, ma quando si parla di Abbado, si parla di Abbado — accade che ci sono due belle novità che riguardano la Mozart. La prima è che la compagine ha ricevuto l’offerta di una residenza (ovviamente accettata) a Lugano da parte di Etienne Reymond, direttore artistico della Fondazione Lugano Musica, e la seconda è un’altra serie di concerti, che si muovono sull’asse Mozart-Schubert, e che si terranno al Manzoni di Bologna, sotto la direzione di Haitink (il 6 aprile con il pianista Paul Lewis e l’8 con la giovane violinista Vilde Frang) e un concerto de I Solisti dell’Orchestra (il 7 aprile): biglietti su www.vivaticket.it e al Manzoni. Per avvicinarsi al festival di aprile 2018, la Filarmonica ha organizzato, a partire dal 3 dicembre, una rassegna di incontri e concerti intitolata «Di nota in nota». Senese, per tanti anni nelle file di Abbado, ha detto: «Vogliamo capire qual è la nostra identità oggi. I programmi che eseguiremo sono una continuazione, un ripensamento del nostro percorso musicale, vissuto pienamente e ripetutamente con Claudio». Aggiunge: «Vogliamo evolvere nel modo più naturale che ci sia». Poi sorride commosso: «Tentiamo di non rovinare la memoria di quello che abbiamo avuto la fortuna di vivere con lui». Alessandra Abbado, che con la sua Mozart14 sta portando avanti con successo i progetti sociali fortemente voluti da suo padre (Tamino e Papageno), ha commentato: «Trovo significativo e importante che due fiammelle accese da Claudio, una nel sociale e l’altra nella musica, tornino a risplendere e a vivere di vita propria. Significa che aveva seminato bene».