Tenta di avvelenare la «nemica» d’ufficio
Le versava disinfettante nella bottiglia d’acqua: arrestata. Il caso in una biblioteca Unibo
Un rimprovero non digerito per come venivano fatte le pulizie, dietro il tentativo di avvelenare una dirigente dell’Area biblioteche e diritto allo studio di Unibo da parte di una dipendente 50enne di una coop esterna di pulizie. La 50enne è finita ai domiciliari con l’accusa di stalking e tentate lesioni: le telecamere nascoste installate dai Nas l’hanno ripresa mentre versava del disinfettante nelle bottigliette d’acqua che l’impiegata lasciava sulla sua scrivania.
Da sede di quartiere parzialmente svuotata a causa della scomparsa del San Vitale e l’aggregazione con San Donato e Santo Stefano, a spazio messo al bando con una gara che accende, crea polemiche e divide quello stesso quartiere (l’area della quale parliamo oggi fa parte del Santo Stefano).
«La scissione nata da una fusione», potrebbe essere il titolo che riassume i giorni vissuti in vicolo Bolognetti, in attesa dell’esito della competizione tra le due cordate in corsa per aggiudicarsi la gestione di alcuni locali della struttura per un anno di sperimentazione: da una parte Làbas e una serie di realtà che sostengono quella proposta, dall’altra il Comitato piazza Verdi capofila di altre associazioni, con il nome Laboratorio Bolognetti. E in mezzo, spaccato a sua volta in due fronti, c’è l’Istituto comprensivo 16 (infanzia e primaria Don Bosco, primaria Zamboni e secondaria Guido Reni), con i genitori — secondo quanto racconta anche la dirigente scolastica Marina Battistin — «polarizzati nelle due fazioni, con dei leader per ognuna delle parti».
Se la proposta avanzata dal Comitato piazza Verdi guidato da Otello Ciavatti è già conosciuta anche nei nomi che collaborano come Anpi Zona Universitaria, Vicolo Stretto, Youkali, Temenos, Concordanze, Pandora, Senza il Banco e il gestore del Piccolo Caffè di piazza Verdi, poco si sapeva finora della proposta di Làbas. Il motivo è semplice: prima della decisione della commissione esaminatrice la linea scelta dagli attivisti è quella di rispettare il silenzio, anche se la serie di eventi organizzata durante un weekend proprio in vicolo Bolognetti ha scatenato polemiche e attacchi. Adesso però chi comporrà l’offerta di Làbas siamo in grado di dirvelo: ad appoggiare il centro sociale sgomberato da via Orfeo in agosto c’è Campi Aperti, l’associazione Orfeonica di via Broccaindosso, Piazza Grande, il corso documentaristico delle Laura Bassi, AtelierSì (vicino di casa) e tante altre sigle come Refugees Welcome da sempre vicine agli antagonisti, per un totale di 13 nomi in tutto. Nomi radicati nel Santo Stefano, così come lo sono molti dall’altra compagine: gara aperta e apertissima dunque o «bando cucito addosso a Làbas?», come sostengono alcuni della cordata opposta, anche se Ciavatti tiene sempre a precisare: «Non chiamateci anti-Làbas, è un nostro diritto partecipare».
Il quadriportico di vicolo Bolognetti, usato dai bambini dell’istituto comprensivo, ha inevitabilmente tirato in ballo anche le scuole, con i genitori pronti a chiedere «che chiunque gestisca l’area tenga conto delle attività dei nostri figli». Poi però ci sono quelli, «più di un centinaio», a quanto sembra, che hanno firmato in favore di Laboratorio Bolognetti. Tanti altri, come le mamme Cristina Gaspodini, Alessandra Cuozzo e Lucia Principe (lei è tra le fondatrici di Zoo in Strada Maggiore) più aperte a LàBas: «Perché sappiamo quante attività per i bimbi facevano in via Orfeo», anche se qui raccolte firme non ne sono state organizzate.
Entrambe le proposte si sono mosse per rassicurare i genitori: «Lì i bambini potranno continuare a giocare e a passare», il tema sta anche caratterizzando le elezioni per il consiglio d’istituto previste nel weekend. E la dirigente scolastica che ne pensa? «Noi non tifiamo per nessuno, gli insegnanti non si sono divisi. Più che altro avrei preferito maggiori informazioni da parte del Comune, parlo di informazioni, non tavoli di confronto. L’entrata dal civico 6 e la palestra sono comunque servizi per noi fondamentali». La competizione rischia di sfociare in diatribe? «Non mi sembra, mi affido all’intelligenza delle persone, soprattutto se si tratta di genitori. E serve la consapevolezza di sapere che una scelta andrà fatta. Spero più che altro che questa passione aiuti ad alzare il quorum delle nostre elezioni, mettiamola così».
La preside Noi non tifiamo per nessuno, gli insegnanti non si sono divisi, avrei preferito più informazioni dal Comune
Le mamme Non ci interessa chi vincerà, basta che chiunque gestisca l’area tenga conto delle esigenze dei nostri figli