Ubertini: pace tra studenti e città
Apre l’anno accademico
«Non bisogna provocare nella nostra città fratture tra turisti e studenti. A chi giova questo contrasto?». A chiederselo è il rettore Francesco Ubertini nell’inaugurare ieri l’anno accademico in Santa Lucia. E su piazza Verdi assicura che «il Daspo non è la misura da usare», concordando quindi con la posizione del sindaco Virginio Merola.
«Chi sbaglia renderà ragione, ma l’Alma Mater contiene in sé gli anticorpi giusti»
Per creare futuro e uscire dalla crisi «dobbiamo mettere gli studenti al centro di tutte le azioni possibili». Ne è convinto il rettore Francesco Ubertini, che ha inaugurato ieri il 930esimo anno accademico proprio «nel nome degli studenti», assicurando che «la figura dello studente sarà posta al centro di ogni operazione». Invitando quindi la città a non mettere in contrapposizione studenti e turisti. E il pensiero va alla recente tendenza di molti proprietari ad affittare casa attraverso le piattaforme online ai secondi piuttosto che ai primi. «Il danno maggiore — avverte il Magnifico — sta nel provocare all’interno della nostra città fratture tra le esigenze degli studenti ed esigenze di altro tipo, che vanno consapevolmente affrontate ma non certo messe in contrasto tra loro, com’è avvenuto di recente tra turisti e studenti. A chi giova questo contrasto?».
È il cuore del suo discorso. E dagli studenti, che continuano a crescere come dimostra citando l’aumento del «10% delle immatricolazioni nelle lauree magistrali», si passa velocemente a piazza Verdi. «Perché quando si parla di risanamento della zona universitaria si accendono le fazioni e gran parte delle energie si esauriscono nelle polemiche? — si chiede — Credo che si riuscirà realmente ad andare avanti se ognuno si assume la responsabilità di compiere un pezzetto di cammino insieme agli altri, in armonia con un disegno complessivo». Ubertini, come più volte ha dichiarato, sa bene che i frutti degli interventi messi in campo per risanare quella piazza e quella zona non stanno dando ancora i frutti sperati. Ma certamente il Daspo urbano «non è la misura da usare», spiega a margine della cerimonia. Concorda in tutto con il sindaco Virginio Merola, che proprio ieri a chi ipotizza l’utilizzo per piazza Verdi dello strumento messo in campo dal ministro Minniti ha risposto: «Ma siamo fuori dai coppi?». «Credo che il sindaco abbia ragione. In piazza Verdi abbiamo ancora dei passi da fare — dice Ubertini — perché è un’area dove facciamo dei passi avanti e poi qualcuno indietro». Il problema è che «non c’è ancora una consapevolezza profonda da parte di tutti, non solo delle istituzioni, della volontà di risolvere in maniera definitiva la situazione». L’obiettivo, precisa Ubertini, «non è avere una piazza Verdi vuota, ma avere una zona universitaria che viene vissuta, anche intensamente, ma nei limiti delle regole, per chi abita lì ed eliminando i fenomeni di degrado, lo spaccio e la microcriminalità, che purtroppo si annidano in zone dove si tende ad andare oltre le regole».
Il rettore parla in un’aula magna gremita (nelle prime file l’arcivescovo Matteo Zuppi, il giudice della Corte costituzionale Augusto Barbera, alcuni parlamentari pd e gli ex rettori) e insiste anche sulla necessità di puntare sulla ricerca. «L’Università italiana è sana», assicura, ma «è ancora troppo piccola». Quindi l’unico investimento che merita davvero di essere fatto è «aumentare in modo significativo il numero di docenti e ricercatori». Facendo, allo stesso tempo, una semplificazione «drastica» delle procedure burocratiche. «L’Alma Mater — aggiunge — può essere già vista come una università europea» grazie al lavoro fatto nell’ultimo anno, che ha consentito di «dimezzare in meno di due anni il numero delle figure a tempo determinato».
Ultimo riferimento alle inchieste che hanno coinvolto docenti anche dell’Ateneo. Ubertini stigmatizza «il chiacchiericcio dannoso che accompagna inevitabilmente l’emergere di comportamenti deprecabili», scandisce che «chi sbaglia, se sbaglia, e sottolineo se sbaglia, dovrà rendere ragione nelle sedi opportune» e poi assicura che «l’Alma Mater è un organismo che contiene in sé gli anticorpi giusti per ritrovare, ogni giorno, la condizione di salute che la contraddistingue». La parola passa poi all’eccentrico e poliedrico matematico Cédric Villani, che incanta parlando di matematica e arte. E il gran finale con la Doctor Dixie Jazz Band.