Corriere di Bologna

«Ho spiegato ai miei figli che ci sono tanti ignoranti»

La frase era stata cancellata dai vicini, che hanno fatto denuncia I carabinier­i ipotizzano l’aggravante razziale. Telecamere al vaglio

- Maria Centuori © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Parla Juliet, la moglie dell’ambulante di colore contro cui è comparsa una scritta razzista, domenica, in via D’Azeglio. «Non so se i miei figli l’hanno letta, dovrò spiegare...», dice. Intanto i carabinier­i stanno guardando i filmati delle telecamere e ipotizzano l’aggravante razziale.

Juliet non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi un giorno a leggere quella scritta — «Qui vive nero più figli. Vende fazzoletti! Bella Italia!» — accanto alla porta di casa sua. Nella centraliss­ima palazzina Acer in cui vive insieme al marito ambulante e ai quattro figli: il più piccolo ha 4 anni, il più grande 12. Chissà se anche loro l’hanno letta, la scritta. I vicini si sono dati da fare subito per cancellarl­a. Oggi, quello che resta è solo la parte finale: «Bella Italia!». Ma restano anche l’incredulit­à e il dolore per un’azione che Juliet non riesce a spiegare. O forse, dentro di sé, non vuole farlo.

«Fa male», racconta con un italiano fluente e una voce gentile. Lei che oggi lavora in una scuola materna di San Lazzaro è arrivata a Bologna dalla Nigeria tanti anni fa per raggiunger­e il marito. «Qui — continua — sono nati due dei nostri figli. Viviamo da sempre in questa via, ci vogliono bene. Non ci hanno mai fatto del male e non ci hanno mai fatto sentire diversi. Anche perché non lo siamo. E questo racconterò ai miei figli più grandi che potrebbero aver letto quella frase accanto al portone di casa: c’è gente ignorante, ma se c’è una cosa che ho imparato sulla mia pelle è che ognuno resta libero di pensarla come vuole. Ci sono persone cattive, ma credo ce ne siano molte buone». Di persone buone, spiega, per fortuna ne hanno conosciute tante, fra i vicini, appunto, e nella vicina chiesa di San Procolo, in via D’Azeglio, dove i suoi figli più grandi hanno frequentat­o il catechismo.

C’è incredulit­à anche fra i residenti. «Sapere che succedono ancora cose del genere è assurdo. È un gesto di qualche deficiente che va assolutame­nte condannato — osserva Angela —. Conosco quella famiglia da anni. Sono ben integrati e rispettosi del prossimo, lei è una mamma molto attenta». Da ieri, del grave episodio, ne parla tutta via D’Azeglio. Anche perché lì tutti conoscono Augusto — è così che lo chiamano tutti — l’ambulante di colore che staziona all’angolo con via Solferino. «Vivono qui da più di 12 anni — spiega Mirko, il titolare del bar D’Azeglio che domenica mattina ha aiutato i vicini a ripulire la scritta —. Qui tutti gli vogliono bene, e una cosa simile non è mai successa». «Augusto e Juliet vivono per i loro figli, lavorano per loro e non gli fanno mancare nulla. Sono persone buone, non meritano questa gogna».

Ma c’è anche chi sostiene che si tratta «solo» di una bravata alla quale non bisogna dare troppo peso. «È stata una stupidata di cattivo gusto ma dobbiamo cercare di non alimentare quello che non esiste. Qui non siamo razzisti», taglia corto un commercian­te infastidit­o. Intanto sull’episodio i residenti della zona hanno fatto un esposto. E i carabinier­i al momento procedono per imbrattame­nto e contestera­nno anche l’aggravante della discrimina­zione razziale. Verranno presi i filmati delle telecamere della zona, qualche frame potrebbe aver immortalat­o chi con un pennarello ha tracciato quella scritta accanto al portone di una famiglia nigeriana che vive da più di dieci anni in una delle vie più conosciute di Bologna.

 La signora Viviamo qui da tanti anni, due dei miei figli sono nati a Bologna e hanno frequentat­o il catechismo nella chiesa qui vicino Non siamo mai stati vittime di episodi razzisti In questa via ci conoscono tutti e ci vogliono bene

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