I clochard di San Luca ora hanno un tetto
La casa è stata resa disponibile da don Testi. Oggi la manifestazione contro i Daspo
I clochard che da tempo dormivano sotto il portico di San Luca ora hanno una casa. Una casa nella basilica della Beata Vergine. A loro disposizione la chiesa ha messo un appartamento che in passato era destinato ai pellegrini, ma che ultimamente era sempre vuoto.
Al momento vivono sotto questo tetto tre senzatetto, ma l’obiettivo è arrivare a sette. Per loro un letto, la colazione e cibo che possono cucinare nella struttura.
Nei giorni in cui il Comune è finito sotto attacco per aver emanato il Daspo urbano nei confronti di dieci senzatetto, una porta in più si è aperta per dare accoglienza ai clochard che ormai da tempo e stabilmente occupano il portico di San Luca. Si tratta di un appartamento di proprietà del santuario della Beata Vergine, vicino al simbolo cittadino che dall’alto domina Bologna, che per volontà del vicario arcivescovile don Arturo Testi è stato messo a disposizione dei più poveri: da domenica accoglie tre persone in difficoltà ma l’obiettivo è portarlo ad ospitarne almeno sei. La gestione della struttura è stata affidata all’Arca della Misericordia, già attiva con iniziative simili a San Lazzaro e Funo d’Argelato, e a darne notizia con felicità è stato don Massimo Ruggiano, vicario episcopale per la carità. Tra gli ospiti c’è Vincenzo, che dopo essere stato inserito dall’Arca della Misericordia in un percorso di ospitalità sarà il referente dell’associazione dentro l’abitazione. I primi ad aver abbandonato il freddo pavimento del portico per varcare la soglia della nuova casa sono invece F. e C. (entrambi preferiscono rimanere anonimi), storie diverse ma accomunate dalla necessità di un sostegno. F., ragazzo filippino da 15 anni senza fissa dimora, era stato notato da qualche tempo tra i frequentatori abituali dei gradini di San Luca; C. è invece il simbolo delle nuove povertà: padre separato 50enne, finito improvvisamente senza un lavoro, si è dovuto arrangiare trovando un giaciglio dalle parti del Meloncello. I servizi offerti dalla casa per poveri di San Luca sono un letto caldo, la prima colazione e poi la disponibilità di alcuni generi alimentari e la cucina per prepararsi il pranzo e la cena. A organizzare tutto ci sono Roberta Brasa, presidente dell’Arca della Misericordia e i suoi collaboratori. «L’idea è di don Arturo, con i quali abbiamo un rapporto consolidato, che da un anno voleva fare qualcosa vedendo queste persone lungo il portico — spiega Brasa —. Un tempo quell’appartamento serviva per i pellegrini, ma ultimamente era meno utilizzato e quindi si è pensato di recuperarlo così. Abbiamo subito tentato un contatto con i senzatetto del portico, con alcuni siamo riusciti a creare un dialogo, con altri ci stiamo provando. Per esempio un ragazzo romeno dovrebbe entrare a breve, ma siccome inizierà a lavorare spera di doversi appoggiare qui per poco». Al progetto è arrivata anche la benedizione dell’arcivescovo Matteo Maria Zuppi e la tempistica ha voluto che partisse nel periodo in cui la città sta discutendo delle sanzioni ai senzatetto (oggi in piazza Maggiore ci sarà la manifestazione degli anti-Daspo urbano). «Bologna rimane sicuramente più accogliente di altre realtà, è anche vero che è difficile ospitare tutti — commenta la presidente dell’Arca della Misericordia —. Bisogna però considerare che alcune persone non accettano di lasciare la strada, anche noi facciamo una gran fatica, e bisogna intervenire con altri tipi di provvedimenti non punitivi». Per questo anche l’approccio cercato a San Luca è molto «discreto»: «Chi viene accolto è libero durante il giorno di muoversi come crede. Per esempio uno degli ospiti pranza sempre all’Antoniano: lì ha il suo giro. Per ora ci rivolgiamo a chi dorme a San Luca, se potremo fare di più lo faremo, sappiamo che purtroppo i portici sono la casa di tanti sfortunati».