L’IMPRONTA DEL VALORE
La città che siede confortevolmente secondo il suo vecchio stile mai scorgerà nuovi orizzonti. Non è il caso di Bologna, medaglia d’argento nella corsa tra le città intelligenti, come mostra «ICity Rate 2017», indagine realizzata dal Forum della pubblica amministrazione . Di una spanna, Milano è prima. Dobbiamo accelerare per raggiungerla, mentre il sindaco meneghino vorrebbe che il capoluogo lombardo rallentasse? Tra acquistare velocità e perderla, c’è una terza opzione di cui è messaggera la storia: «festina lente», l’affrettarsi lentamente. Due parole tra loro apparentemente in contraddizione che ben si attagliano a quell’innovazione a tutto tondo che è la smart city. L’imperatore Augusto, che si prefisse di cambiare in meglio il volto di Roma, nelle lettere ufficiali, notava Erasmo da Rotterdam, raccomandava ai suoi ministri la sollecitudine dell’azione insieme alla lentezza della riflessione. La tempestività puntuale con una lentezza riflessiva è la dote che Erasmo attribuiva ai grandi leader. Per aver successo, l’innovazione deve correre alla velocità che le permetta di conseguire con efficienza risultati efficaci. Potremmo immaginarcela nelle sembianze di un agile delfino che nuota veloce, ma anche che medita attorcendosi a un’àncora.
La Bologna «intelligente» è chiamata a fare esperimenti affinché non maturino prematuramente i frutti che crescono sull’albero dell’innovazione. La sperimentazione esige perseveranza, umiltà e coraggio nel riconoscere gli errori compiuti in corso d’opera. Uno sforzo genuino per comprendere cosa renda smart la città. Gli attrezzi sono disponibili; li ha disegnati la tecnologia in un vasto campo di applicazioni: dalla mobilità urbana all’eco-ambiente, dall’istruzione alla salute. Alle autorità metropolitane impegnate a sperimentare s’impone di riportare con accuratezza tutto ciò che ha reso l’esercizio invalido, non solo quanto si ritiene sia andato bene. Solo a tali condizioni la conquistata medaglia d’argento non creerà l’illusione che la città smart mai potrà essere perdente. Rubando le parole ad Einstein, ci piace pensare che Bologna dica «non è che io sia così intelligente, è che io mi soffermo più a lungo sui problemi». «Festina lente» non reca con sé il marchio del successo, ma l’impronta del valore. Il successo è transitorio; la ricchezza prodotta dal valore è perpetua. Ciò che davvero contraddistingue la città intelligente.