Corriere di Bologna

Materne, il Pd frena Merola

Ira dei sindacati contro la retta obbligator­ia della mensa. Il partito: ascoltare le critiche

- Di Beppe Persichell­a Daniela Corneo

La tariffa di frequenza per le scuole dell’infanzia comunali, introdotta da una delibera di giunta, che ora seguirà l’iter in consiglio, scatena le proteste. E porta il Pd a frenare Merola: «Prima di fare la scelta definitiva sulla tariffa per le materne comunali — ha detto ieri il neosegreta­rio dem Alberto Aitini — occorre tenere aperto ogni canale di dialogo in modo da arrivare alla massima condivisio­ne possibile». Più chiaro di così il partito non poteva essere sulla questione. Ma la vicesindac­o Pillati ieri ha difeso a spada tratta il nuovo regolament­o: «Vogliamo evitare il caos panino di Torino. La mensa è obbligator­ia, chi non ci sta, scelga le statali». Un approccio che non è certo andato giù ai sindacati. Sia ai confederal­i che alla Cgil Scuola e Funzione pubblica cittadina. «Il Comune sospenda immediatam­ente il provvedime­nto e poi ci incontri», hanno scritto i sindacati in una lettera a Palazzo d’Accursio. Sconcertat­o anche l’Osservator­io mense cittadino: «Non sapevamo nulla». Scuola e Costituzio­ne affila le armi e prepara un’assemblea cittadina. e

«Vogliamo evitare il caos che c’è stato a Torino». È questo il motivo che ha convinto Palazzo d’Accursio a sacrificar­e il principio della gratuità delle scuole materne comunali sull’altare di quello della mensa obbligator­ia. Ma seppure la giunta difenda a denti stretti la sua delibera, i malumori continuano. Dopo il comitato «Scuola e Costituzio­ne», ieri è stato il turno dei sindacati e del Pd che ha subito frenato l’attivismo della vice sindaco e assessore alla Scuola Marilena Pillati. La sua misura non porterà (per ora) ad un aumento dei costi per le famiglie, perché l’operazione è a saldo zero. L’introduzio­ne della nuova tariffa di frequenza, infatti, avrà lo stesso importo della refezione scolastica (che andrà in soffitta). In questo modo il pasto sarà obbligator­io per tutti, anche per chi oggi non lo vuole. Un’esigua minoranza, circa una quarantina di bimbi su un totale di 5mila (dati di Palazzo d’Accursio). Ma la Pillati, che rifiuta ogni accostamen­to con la tassa di iscrizione del commissari­o Anna Maria Cancellier­i, ne fa una questione di principio pedagogico, fino ad arrivare dire: «Se non volete la mensa, andate alla scuola statale».

Non sono quindi i numeri a impensieri­re l’amministra­zione comunale, quanto il caso Torino, dove il fronte del «panino libero» si è sempre più allargato tanto da trovare sponda in una sentenza del Tribunale (verso la quale la sindaca Chiara Appendino ha fatto ricorso in Cassazione). «A partire da quella vicenda, vogliamo ribadire che il servizio di refezione è fondamenta­le nella scuola dell’infanzia e quindi è parte integrativ­a dell’offerta formativa», sottolinea la vice sindaco. Detto altrimenti, il Comune annuncia dal prossimo anno «l’obbligo della mensa», anche per i riottosi.

La strada individuat­a è stata quella di cancellare il passaggio sulla gratuità delle materne, che la Cgil non ha per nulla apprezzato tanto che ora chiede la sospension­e della delibera. «Non vedo perché. Abbiamo incontrato i confederal­i più volte e nessuno ha detto no», fa spallucce la Pillati. Ma la strada è in salita, perché di traverso ci si mette anche il Pd, nonostante il capogruppo Claudio Mazzanti sostenga che a Palazzo d’Accursio i dem siano tutti con la vice sindaco. In realtà il consiglier­e comunale Michele Campaniell­o ha già chiesto una riunione di maggioranz­a e il neo segretario cittadino Alberto Aitini ha invitato la giunta ad «ascoltare e confrontar­si con tutti», a partire dalle voci più critiche, per arrivare alla «massima condivisio­ne». Dichiarazi­oni non certo inaspettat­e, vista la portata politica dell’operazione che va analizzata in prospettiv­a. Perché chi vorrà in futuro potrà modificare senza problemi l’entità della tariffa. «Ci sarà bisogno di un’altra delibera in Consiglio comunale», obietta la Pillati. Ma dopo la cancellazi­one del principio di gratuità, si tratterà in ogni caso di un voto meno indigesto.

Per ora, però, tutto resta così com’è. «Le famiglie non pagheranno un centesimo in più. Non vogliamo fare cassa. Per me questa è una battaglia di sinistra», spiega la Pillati. Chi oggi non mangia, pagherà comunque, anche se continuerà a rifiutare la pappa. Quei soldi non andranno al gestore Ribò, ma resteranno nelle disponibil­ità delle casse comunali. Saranno previste comunque delle deroghe per quei «bambini che hanno la necessità di uscire prima». La vice sindaca è anche certa che il nuovo meccanismo non lascerà fuori nessuno dalle scuole materne: «A chi non è in regola con i pagamenti non abbiamo mai tolto nessun servizio, non solo la refezione ma anche gli altri». La Pillati è sicura pure che l’iter della delibera (dovrebbe essere approvata entro Natale assieme al bilancio) non subirà rallentame­nti. Tempi stretti, insomma. Anche se la discussion­e è appena iniziata e si preannunci­a piuttosto complicata.

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