Motori Minarelli, c’è l’accordo taglia-esuberi «Solo volontari»
Usciranno almeno 50 persone, ne restano 200. Il dramma dei lavoratori: «Come essere dissanguati»
Dodici ore e mezza di trattativa, tra i dieci e i venti posti salvati. L’azienda di Calderara scende a 200 dipendenti, chi se ne va prende 75.000 euro.
Una trattativa durata dodici ore e mezza: un pomeriggio, una sera e buona parte della notte, fino alle due e mezza. Alla fine, in Confindustria, è arrivata l’ipotesi di accordo tra Motori Minarelli e sindacati sulla vertenza che ha infiammato lo stabilimento di Calderara per due mesi, con 60 ore di sciopero, presidi e volantinaggi in Piazza Maggiore. La storica azienda, di moto prima e di motori Yamaha poi, taglia per la quarta volta in pochi anni il personale. Inizialmente gli esuberi erano 68, scendono a 58 su base volontaria (ma rispettando i numeri sui singoli reparti). La dirigenza ne vuole almeno 50 sicuri per rendere operativo l’accordo, ma con due o tre in meno non ci saranno problemi. Altrimenti procederà d’imperio o si riaprirà la trattativa. Rispetto all’inizio verranno salvati tra i dieci e i venti posti di lavoro in più.
Ma resta un ridimensionamento del 20% di un’azienda che finora contava 252 persone al lavoro e che in passato ne aveva 500. Ancora sette anni fa a Calderara c’erano 357 persone. Dopo il quarto taglio in sette anni resteranno in circa 200. Chi se ne va avrà 75mila euro lordi se full time, mentre i part time riceveranno meno soldi. È stato il punto più complesso di tutta la trattativa, ma alla fine si è raggiunto un compromesso: i part time orizzontali avranno il 70% dell’incentivo, i verticali il 79%.
I sindacati hanno ottenuto due incontri all’anno in Regione per discutere con l’azienda sui piani futuri. E allo stesso modo, se nel prossimo anno ci saranno dei picchi produttivi, avranno la precedenza per eventuali contratti i lavoratori che usciranno dall’azienda. «Resta il giudizio negativo sul piano industriale, non risponde alle richieste di portare prodotti nuovi e investimenti in tecnologia — commenta Massimo Mazzero della Fim Cisl —. Ma abbiamo fatto il possibile». A rendere la trattativa durissima è il fatto che la controparte fosse una multinazionale come Yamaha. E il pensiero corre alla vertenza Saeco e ai licenziamenti della Philips, con 243 esuberi. Non se lo nascondono le sigle: «C’è una grande difficoltà a far cambiare posizione alle multinazionali — sottolinea il segretario della Fiom Michele Bulgarelli —. Non riguarda solo il sindacato: se il massimo che si ottiene dalle istituzioni è l’auspicio che le parti trovino autonomamente l’accordo, vuol dire che c’è debolezza da parte della politica». Un tema non da poco, in una regione che punta molto ad attrarre investimenti di peso dall’estero.
Per i lavoratori è un dramma. Rossella Frattini, della Rsu, è addetta alle lavorazioni: «Ho 43 anni, metà della mia vita l’ho passata qui. Se me ne vado fatico a trovare altro, se resto sono in un’azienda che va a morire. È dura». Un dilemma tremendo: «Io sto pensando di fare il salto, è avvilente stare in un posto così — racconta la sua collega Sabrina Alberti —. Ti sminuiscono, è come essere dissanguati giorno dopo giorno».