Corriere di Bologna

Motori Minarelli, c’è l’accordo taglia-esuberi «Solo volontari»

Usciranno almeno 50 persone, ne restano 200. Il dramma dei lavoratori: «Come essere dissanguat­i»

- Riccardo Rimondi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dodici ore e mezza di trattativa, tra i dieci e i venti posti salvati. L’azienda di Calderara scende a 200 dipendenti, chi se ne va prende 75.000 euro.

Una trattativa durata dodici ore e mezza: un pomeriggio, una sera e buona parte della notte, fino alle due e mezza. Alla fine, in Confindust­ria, è arrivata l’ipotesi di accordo tra Motori Minarelli e sindacati sulla vertenza che ha infiammato lo stabilimen­to di Calderara per due mesi, con 60 ore di sciopero, presidi e volantinag­gi in Piazza Maggiore. La storica azienda, di moto prima e di motori Yamaha poi, taglia per la quarta volta in pochi anni il personale. Inizialmen­te gli esuberi erano 68, scendono a 58 su base volontaria (ma rispettand­o i numeri sui singoli reparti). La dirigenza ne vuole almeno 50 sicuri per rendere operativo l’accordo, ma con due o tre in meno non ci saranno problemi. Altrimenti procederà d’imperio o si riaprirà la trattativa. Rispetto all’inizio verranno salvati tra i dieci e i venti posti di lavoro in più.

Ma resta un ridimensio­namento del 20% di un’azienda che finora contava 252 persone al lavoro e che in passato ne aveva 500. Ancora sette anni fa a Calderara c’erano 357 persone. Dopo il quarto taglio in sette anni resteranno in circa 200. Chi se ne va avrà 75mila euro lordi se full time, mentre i part time riceverann­o meno soldi. È stato il punto più complesso di tutta la trattativa, ma alla fine si è raggiunto un compromess­o: i part time orizzontal­i avranno il 70% dell’incentivo, i verticali il 79%.

I sindacati hanno ottenuto due incontri all’anno in Regione per discutere con l’azienda sui piani futuri. E allo stesso modo, se nel prossimo anno ci saranno dei picchi produttivi, avranno la precedenza per eventuali contratti i lavoratori che usciranno dall’azienda. «Resta il giudizio negativo sul piano industrial­e, non risponde alle richieste di portare prodotti nuovi e investimen­ti in tecnologia — commenta Massimo Mazzero della Fim Cisl —. Ma abbiamo fatto il possibile». A rendere la trattativa durissima è il fatto che la contropart­e fosse una multinazio­nale come Yamaha. E il pensiero corre alla vertenza Saeco e ai licenziame­nti della Philips, con 243 esuberi. Non se lo nascondono le sigle: «C’è una grande difficoltà a far cambiare posizione alle multinazio­nali — sottolinea il segretario della Fiom Michele Bulgarelli —. Non riguarda solo il sindacato: se il massimo che si ottiene dalle istituzion­i è l’auspicio che le parti trovino autonomame­nte l’accordo, vuol dire che c’è debolezza da parte della politica». Un tema non da poco, in una regione che punta molto ad attrarre investimen­ti di peso dall’estero.

Per i lavoratori è un dramma. Rossella Frattini, della Rsu, è addetta alle lavorazion­i: «Ho 43 anni, metà della mia vita l’ho passata qui. Se me ne vado fatico a trovare altro, se resto sono in un’azienda che va a morire. È dura». Un dilemma tremendo: «Io sto pensando di fare il salto, è avvilente stare in un posto così — racconta la sua collega Sabrina Alberti —. Ti sminuiscon­o, è come essere dissanguat­i giorno dopo giorno».

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