IRPEF, REDDITO, TRASPORTI INGORGO AMMINISTRATIVO CON LA POLITICA DEI BONUS
Res, Rei, sostegni per affitto, bebè, cultura, lavoro. Strumenti spesso sconosciuti e poco richiesti
Il Comune farà un vademecum per mettere ordine nella giungla dei bonus per gli ultimi. E studia misure per non penalizzare i penultimi.
La crisi economica più lunga di sempre ha scardinato il tessuto sociale anche da queste parti e per lungo tempo chi è rimasto indietro non ha avuto grossi aiuti pubblici per provare a risalire la china.
Negli ultimi tempi, però, c’è stata una concentrazione di provvedimenti senza precedenti a sostegno dei poveri da parte del governo, della Regione e del Comune. Tanto da creare una specie di ingorgo di bonus e provvidenze tra i quali non è facile districarsi. Senza contare che spesso chi è rimasto ai margini o in seria difficoltà non ha facile accesso alle informazioni. Questo è il motivo per il quale l’amministrazione comunale sta lavorando alla realizzazione di un vademecum, una specie di guida operativa per i cittadini che si devono orientare tra tutte le possibilità che la mano pubblica ha messo in campo per provare a dare loro un’opportunità. Proprio oggi, ad esempio, entra in vigore il Rei, il reddito di inclusione, una misura di contrasto alla povertà introdotta dal governo Gentiloni: prevede un beneficio economico e anche un progetto personalizzato di reinserimento sociale e lavorativo. Il limite per accedere al piano del governo è un valore Isee per le famiglie di 6mila euro e dunque il piano si rivolge ad una fascia di reddito molto basso.
Ma per un bolognese che si trovi in difficoltà c’è un’altra opzione che è quella di chiedere di entrare nel Res, il Reddito di solidarietà per le famiglie in condizione di povertà assoluta deliberato dall’Emilia-Romagna: qui la soglia per accedervi è ancora più bassa, siamo sui 3 mila euro di valore Isee, e il contributo può variare da un minimo di 80 euro per i nuclei composti da una sola persona fino a 400 euro per quelli con cinque o più membri. La vicepresidente della Regione con delega al Welfare, Elisabetta Gualmini, chiarisce che i due provvedimenti non sono cumulabili (o si entra nel Rei o nel Res) e spiega che anche se la soglia di reddito del provvedimento regionale è più bassa è però probabile che chi non entra nel piano nazionale possa accedere a quello regionale. Il motivo? Perché per accedere al Rei oltre al reddito vengono presi in considerazione altri parametri che limitano molto la platea e dunque può succedere di non avere i requisiti per entrare nel Rei e di averli per il Res. Già questa spiegazione può dare l’idea di quanto può essere complicato per una persona in difficoltà economica orientarsi in questa giungla. Tanto più che a Bologna c’è anche un’altra possibilità per chi ha perso il lavoro e si trova in difficoltà: il piano messo in campo da Comune, Curia e imprenditori e anche qui ci sono altre regole per accedervi.
Ma la giungla dei bonus è molto più estesa. A Bologna tutte le famiglie che hanno un valore Isee fino a 6.999 euro non pagano la refezione scolastica e poi ci sono diversi scaglioni a salire fino alla quota massima. Nell’ultimo bilancio, che andrà in approvazione a dicembre, il Comune porterà poi la soglia di esenzione totale dall’addizionale Irpef fino ai redditi di 14 mila euro lordi annui, un provvedimento che riguarda una platea di quasi 100mila bolognesi. Non sono cifre che cambiano la vita (parliamo di un centinaio di euro) ma è chiaro che sommati a tutti gli altri interventi diventano interessanti. Anche perché di bonus ce ne sono tanti altri. C’è quello per il bebè che ammonta a 960 euro l’anno (80 euro al mese per 12 mesi) con Isee superiore a 7mila euro annui e non superiore a 25mila euro annui; 1.920 euro l’anno (160 euro al mese per 12 mesi) con Isee non superiore a 7mila euro annui. Senza contare poi il bonus sul trasporto pubblico (detrazione al 19% per gli abbonamenti ad autobus e treni) e il bonus cultura per i giovani che valgono per tutti, oltre ai cosiddetti 80 euro del governo Renzi sulle buste paga.
Se il sostegno è diretto non ci sono problemi se invece bisogna richiederlo allora il problema dell’informazione (che si è posto il Comune) diventa cruciale perché il rischio è che buona parte dei fondi stanziati non venga speso. Ma c’è un altro problema più politico che si sta ponendo il sindaco Merola in questi giorni: se tutte queste risorse arrivano sugli ultimi, si potrebbe porre un problema di mancanza di equità per i penultimi. Cioè per coloro che non sono in condizioni di indigenza ma faticano ad arrivare a fine mese. Che fare? La prima prova è dietro l’angolo perché il Comune dovrà pubblicare il bando per il sostegno all’affitto. Non ci sono più fondi nazionali ma la giunta ha trovato 600mila euro per sostenere chi fa fatica a pagare la casa in affitto. In quel bando l’amministrazione dovrà introdurre dei meccanismi che tengano conto del mutato contesto, in modo tale che quei fondi possano arrivare, tanto per fare un esempio, ad una giovane coppia con due lavori precari che però non sta sotto la soglia Isee più bassa. Trovare la strada per ottenere l’obiettivo non sarà facile.
Vademecum Spesso chi è ai margini non ha facile accesso alle informazioni perciò serve uno strumento I «penultimi» Il Comune studia una via per aiutare chi fa fatica ma non sta sotto la soglia Isee minima