L’Expo dei fiori rischia di slittare: incognita sui fondi di Roma
Il governo non ha ancora stanziato il finanziamento decisivo per realizzare l’esposizione. L’ipotesi che si faccia nel 2020
Non nel 2019, ma l’anno successivo. Sarebbe questa la novità riguardante l’Expo tematico per il florovivaismo e l’orticoltura previsto a Bologna fra un anno e mezzo e per sei mesi: dall’1 maggio al 31 ottobre 2019. Evento di portata internazionale con la presenza di oltre 50 Paesi espositori e con importanti ricadute sulla città. Per fortuna i rumors, più d’uno, non parlano di annullamento, ma di slittamento.
L’assegnazione, decisa nel gennaio di quest’anno a Ratingen, non è quindi in discussione, ma la data è a forte rischio. Il più che probabile cambio d’annata non è stato ancora annunciato dal Comune, ma all’interno dell’ampia squadra (Regione, Comune, Camera di Commercio, Caab, Bologna Welcome e Alessandro Rosso Group e infine Fico) che ha presentato con successo il progetto all’Aiph (Associazione mondiale di Produttori del Florovivaismo federata al Bie, International Bureau of Exposition) si parla di Expo «congelato» almeno fino a giugno.
In sostanza, il problema riguarda il finanziamento del governo: atteso e non stanziato. Voce fondamentale per allestire l’impegnativo evento il cui tema portante sarà quello della rigenerazione e agricoltura urbana: «Grow Green. Eat Green. Live Green». Altri soldi arriveranno naturalmente dagli organizzatori, dagli sponsor e da altri enti, ma il passo più impegnativo tocca a Roma.
«Congelamento» fino a giugno perché per quella data presumibilmente ci sarà un altro esecutivo con cui confrontarsi e che dovrà affrontare la questione. Diciamo che per operare con certezza e serenità, i fondi dovrebbero arrivare almeno un anno prima del via. Cosa assai improbabile. Ecco perché si parla già di 2020. Una fiammella rimane comunque accesa, ma è sempre più flebile. Se l’evento sarà posticipato Bologna perderà l’ideale gemellaggio con Pechino che nel 2019 è città sede dell’Expo A1 (principale) dedicato al rinverdimento delle aree desertiche.
Il rinvio dell’Expo in città significherebbe posticipare anche una serie di progetti infrastrutturali e di miglioramento della città riguardanti le aree, individuate nel progetto iniziale, dove si svolgerebbe l’Expo: i giardini Margherita, la Montagnola, il Parco Nord e naturalmente il Caab e Fico. Investimenti e interventi da realizzare con i fondi governativi, alcuni dei quali molto sensibili, la Montagnola in primis: si attendeva proprio l’Expo per riqualificare in profondità l’ottocentesco parco pensile. Si parla di alcuni milioni di euro.
Il progetto Bologna & Emilia Romagna Expo 2019, che con esperienza e know how ha convinto il comitato esecutivo del’Aiph, si è proposto infatti come esperienza «diffusa» sul territorio cittadino, coinvolgendo oltre a questi hub anche decine di giardini interni dei palazzi storici cittadini. Numeri importanti.
Previsti numeri importanti per l’Expo: oltre 2 milioni e mezzo di visitatori, più di 50 Paesi espositori, un centinaio di delegazioni internazionali, la partecipazione di almeno 500 aziende e l’organizzazione di oltre 1500 eventi in sei mesi. Se tutto questo avverrà nel 2019 o nel 2020 lo sapremo forse fra 6 mesi, dopo le elezioni.
Dopo le elezioni A quanto pare il nodo della data verrà sciolto a giugno, cioè quando ci sarà un altro governo