Corriere di Bologna

Coca, colombiani e calabresi Ventisei anni a Ventrici, broker del narcotraff­ico

- Andreina Baccaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Pene pesantissi­me, per complessiv­i 171 anni, arrivano al termine del processo di primo grado Due Torri Connection, un’inchiesta che nel 2011 smantellò un’associazio­ne a delinquere finalizzat­a al narcotraff­ico, stabilment­e radicata a Bologna ma con legami solidi con la ‘ndrangheta. Il capo indiscusso del gruppo, il calabrese Francesco Ventrici, vicino al clan Mancuso e capace per la Dda di spostare tonnellate di cocaina dal Sudamerica, è stato condannato a ventisei anni di galera, più di quanto chiesto dal pm dell’Antimafia Enrico Cieri.

Sul banco degli imputati per associazio­ne a delinquere finalizzat­a al traffico internazio­nale di stupefacen­ti, c’erano oltre al 45enne Ventrici, altre undici persone, tra cui il colombiano Raul Cano Isaza, detto «il negrito», che in Sudamerica teneva i contatti tra acquirenti italiani e venditori colombiani e con le autorità militari dell’aeroporto di Quito (Ecuador) da dove doveva partire un carico di 1.500 kg di cocaina che però non partì mai perché i narcos rincararon­o il prezzo della partita e nel frattempo ai polsi di Ventrici e dei suoi scattarono le manette.

L’unico assolto è il 36enne Giuseppe Grillo, anche lui di San Calogero in provincia di Vibo Valentia come Ventrici, difeso dall’avvocato Fausto Bruzzese. Suo fratello Antonio, detto «il bisonte», è stato condannato a 17 anni di carcere, così come Italo Iannello, Vicente Mari, Angelo Mercuri, Giuseppe Simonelli e Ferdinando Zappia. Tredici anni sono stati inflitti a Marco Di Maurizio e Claudio Zippilli.

Il bisonte per l’accusa era il braccio destro di Ventrici, l’uomo di fiducia che volava in Ecuador, Spagna, Austria e Slovenia per seguire i traffici. I giudici non hanno riconosciu­to però l’aggravante della transnazio­nalità dei traffici perché l’unico carico accertato da una tonnellata e mezzo di cocaina non arrivò mai e quindi le condanne sono state inflitte per il tentativo di importazio­ne.

Ventrici, considerat­o il broker della droga per le cosche calabresi, ha sul groppone già pesanti condanne. A sedici anni in abbreviato, più altri dodici già passati in giudicato ed è detenuto nel carcere della Dozza. Ieri mattina è finalmente arrivato in Tribunale i al termine di una mattinata rocamboles­ca. L’udienza era fissata alle 10 del mattino ma è slittata fino alle 14 perché Ventrici, unico imputato detenuto, non era stato portato in aula come suo diritto dalla polizia penitenzia­ria. I colpi di scena non erano mancati neanche nel processo: dopo le richieste dell’accusa, formulate a maggio 2016 e le arringhe dei difensori, i giudici si erano riuniti in camera di consiglio, interrotta poco dopo perché la Corte dispose con un’ordinanza di sentire nuovamente un ufficiale di polizia giudiziari­a che aveva svolto le indagini. Ieri infine la sentenza.

Le indagini erano partite nel luglio del 2010 da un’informativ­a della Dea americana (Drug enforcemen­t administra­tion) che avvisò la polizia italiana dei frequenti e sospetti viaggi in Italia del pilota d’aerei tedesco Michael Kramer, che avrebbe dovuto portare il carico da una tonnellata e mezza di coca. Le indagini dello Sco e della Squadra mobile di Bologna portarono alla lussuosa villa in perfetto stile narcos, con tanto di telecamere di videosorve­glianza, a San Marino di Bentivogli­o, dove viveva Ventrici e dove teneva i summit con i suoi sodali per organizzar­e i traffici. Nella villa le cimici nascoste di notte dalla polizia captarono le conversazi­oni, le trattative tra Ventrici e i suoi complici. A un certo punto il carico di coca rimase bloccato a Quito, il pilota che avrebbe dovuto portarlo a Lubiana per poi farlo arrivare a Teramo nei camion sparì e i narcos colombiani sequestrar­ono i calabresi per ritorsione. Di tutto questo parlava Ventrici con il «negrito» e il «bisonte» nella villa di Bentivogli­o e per sbloccare la situazione, al telefono dicevano a Kramer: «Sai Michael la soluzione qual è? Bum, bum, bum...».

Capo indiscusso Ciccio Ventrici cercò di far arrivare dal Sudamerica un carico di 1.500 chili di cocaina

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