Mamma licenziata da Ikea, si mobilita la sede di Bologna
Dipendenti pronti anche allo sciopero: «L’azienda sta mostrando il suo lato peggiore»
«Ikea ripensaci». La geografia in questo caso non importa. Anche nella sede di Casalecchio di Reno si protesta contro la scelta del colosso svedese di lasciare a casa Marica Ricutti. La mamma separata con due figli, di cui uno disabile, licenziata in tronco dal negozio Ikea di Corsico per il mancato rispetto dei turni di lavoro. I delegati del punto vendita bolognese hanno proclamato l’apertura dello stato d’agitazione, sostenuti dalla Filcams-Cgil. Per tutta la giornata di domani sono in programma due assemblee, al mattino e alla sera, ma non si esclude di arrivare anche allo sciopero. «Vogliamo richiamare l’attenzione di tutti i dipendenti e dei clienti che ci verranno a trovare — sottolinea Ivan Di Franco della Rsu —. Ikea ha due facce, e questa volta ha mostrato quella peggiore».
Per l’occasione i lavoratori, che sono circa 250, hanno rispolverato un vecchio slogan, «Ikea ripensaci», legato alla battaglia sull’integrativo di due anni fa. Quando i dipendenti di Casalecchio di Reno scioperarono per diversi giorni di seguito, chiedendo all’azienda di fare un passo indietro. Allora a rischiare era la busta paga, con tagli drastici del 20%, premi aziendali non più fissi ma variabili e riduzione delle maggiorazioni applicate ai giorni festivi. «Da due anni la nostra situazione è migliorata: è cambiata la direzione e per fortuna da noi è da un po’ che non avvengono storie simili a quella di Marica. Prima del 2015 erano all’ordine del giorno, solo che facevano meno scalpore. Oggi le cose vanno decisamente meglio: l’azienda ha anche deciso di mantenere un nostro collega, colpito da una grave malattia, reintegrandolo e affidandogli attività più semplici».
L’idea dunque è quella di mantenere alta l’attenzione. «L’unico aiuto arrivato dalla sensibile e storicamente attenta Ikea è stato quello di offrire a Marica tutto il tempo per potersi dedicare alla sua famiglia, di fatto licenziandola. Siamo sicuri di rappresentare tutti i lavoratori di Casalecchio nel giudicare questa scelta aziendale incivile e non tollerabile». Il caso di Marica è legato anche ad una precisa politica del colosso svedese, simile a quella di altre multinazionali. «I contratti che preoccupano più Ikea sono quelli legati alle persone che lavorano per loro da più tempo — continua Di Franco —. Sono più pesanti a livello economico ed è per questo che cercano in tutti i modi di favorire il turnover ed incentivare i dipendenti più storici all’esodo. Conviene assumere nuovo personale, e pagarlo meno».
Le tensioni A Casalecchio le cose sono migliorate ma vogliamo tenere alta l’attenzione