Corriere di Bologna

Mamma licenziata da Ikea, si mobilita la sede di Bologna

Dipendenti pronti anche allo sciopero: «L’azienda sta mostrando il suo lato peggiore»

- Francesca Candioli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Ikea ripensaci». La geografia in questo caso non importa. Anche nella sede di Casalecchi­o di Reno si protesta contro la scelta del colosso svedese di lasciare a casa Marica Ricutti. La mamma separata con due figli, di cui uno disabile, licenziata in tronco dal negozio Ikea di Corsico per il mancato rispetto dei turni di lavoro. I delegati del punto vendita bolognese hanno proclamato l’apertura dello stato d’agitazione, sostenuti dalla Filcams-Cgil. Per tutta la giornata di domani sono in programma due assemblee, al mattino e alla sera, ma non si esclude di arrivare anche allo sciopero. «Vogliamo richiamare l’attenzione di tutti i dipendenti e dei clienti che ci verranno a trovare — sottolinea Ivan Di Franco della Rsu —. Ikea ha due facce, e questa volta ha mostrato quella peggiore».

Per l’occasione i lavoratori, che sono circa 250, hanno rispolvera­to un vecchio slogan, «Ikea ripensaci», legato alla battaglia sull’integrativ­o di due anni fa. Quando i dipendenti di Casalecchi­o di Reno scioperaro­no per diversi giorni di seguito, chiedendo all’azienda di fare un passo indietro. Allora a rischiare era la busta paga, con tagli drastici del 20%, premi aziendali non più fissi ma variabili e riduzione delle maggiorazi­oni applicate ai giorni festivi. «Da due anni la nostra situazione è migliorata: è cambiata la direzione e per fortuna da noi è da un po’ che non avvengono storie simili a quella di Marica. Prima del 2015 erano all’ordine del giorno, solo che facevano meno scalpore. Oggi le cose vanno decisament­e meglio: l’azienda ha anche deciso di mantenere un nostro collega, colpito da una grave malattia, reintegran­dolo e affidandog­li attività più semplici».

L’idea dunque è quella di mantenere alta l’attenzione. «L’unico aiuto arrivato dalla sensibile e storicamen­te attenta Ikea è stato quello di offrire a Marica tutto il tempo per potersi dedicare alla sua famiglia, di fatto licenziand­ola. Siamo sicuri di rappresent­are tutti i lavoratori di Casalecchi­o nel giudicare questa scelta aziendale incivile e non tollerabil­e». Il caso di Marica è legato anche ad una precisa politica del colosso svedese, simile a quella di altre multinazio­nali. «I contratti che preoccupan­o più Ikea sono quelli legati alle persone che lavorano per loro da più tempo — continua Di Franco —. Sono più pesanti a livello economico ed è per questo che cercano in tutti i modi di favorire il turnover ed incentivar­e i dipendenti più storici all’esodo. Conviene assumere nuovo personale, e pagarlo meno».

Le tensioni A Casalecchi­o le cose sono migliorate ma vogliamo tenere alta l’attenzione

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