Travolta e la febbre da musical
Lumière Torna in sala per un mese «La febbre del sabato sera» restaurato Oggi l’anteprima all’Auditorium Dms. Dall’8 al 30 dicembre la retrospettiva sui musical, compreso l’esordio bizzarro di Neri Parenti ispirato al cult movie
Si ha un bel da sfogliare le storie del cinema, anche quelle specificatamente dedicate al cinema statunitense, per trovare qualcosa di approfondito su La febbre del sabato sera. Poco interessante per la critica dell’epoca, decisamente snobbato dalla cinefilia, considerato poco rilevante dalla cultura alta, il film di John Badham ha giocato e vinto la sua battaglia esclusivamente sul piano del pubblico e dell’influenza sulla società. Possiamo ben dirlo, a 40 anni di distanza, che La febbre del sabato sera ha cambiato tante cose e ha meritato la funzione di cult movie che — per una volta meritatamente — gli è stata attribuita.
Il restauro del film viene proposto in prima visione dalla Cineteca per tutto il mese di dicembre (con primissima oggi alle 20 all’Auditorium Dms)al Lumière.Perché Saturday Night Fever si è rivelato così importante? I sociologi che si sono occupati di disco music ci avvertono che nel 1977 il momento d’oro delle piste da ballo è forse al tramonto, ma che la pellicola con John Travolta sigilla il suo mito per le generazioni a venire. La discoteca, del resto, è sempre stata un’arena simbolica perfetta per affermare identità soffocate nella vita di tutti i giorni, ed è di questo che si occupa il film, molto più crudo ed esplicito di quanto ci sia stato restituito dagli highlights danzerecci. Tony Manero è un personaggio unico, poiché — come piega il docente Dams Claudio Bisoni — «tiene una serie di comportamenti che, nella percezione degli anni Settanta, potevano apparire più femminili che maschili: è attratto dalla moda come una donna, si trucca e cura i capelli come una donna, porta i tacchi come una donna, si fa corteggiare come una donna». Ciò vale anche per l camminata e il ballo di Travolta, con l’innovativo modo di muovere i fianchi.
La febbre del sabato sera apre un periodo di «neo-musical» pensati per il pubblico giovane a cavallo tra un decennio e l’altro, spingendosi fino a Saranno famosi e Flashdance, già più impregnato di patina anni Ottanta. Ma è con la storia del genere che si confronta, come dimostra la retrospettiva della Cineteca, dove si rivedranno alcuni dei pesi massimi di sempre. L’omaggio, in programma dall’8 al 30 dicembre, inanella classici indimenticati come Cappello a cilindro con Ginger Rogers e Fred Astaire, trionfo del tip tap (ballo apprezzato da un cinema euforico per l’introduzione del sonoro e perciò affamato di segni auditivi tangibili) o capolavori più recenti come Cabaret di Bob Fosse con Liza Minnelli. Il confronto tra classici e moderni seduce, e permette giochi cinefili dove è impossibile gettare un film giù dalla torre, se i titoli sono Cantando sotto la pioggia con Gene Kelly o l’alternativa francese Les Parapluies de Cherbourg ideata con talento smisurato da Jacques Demy.
Appuntamento bizzarro quello del 20 dicembre a mezzanotte, con l’esordio nel 1979 di Neri Parenti proprio ispirato alla Febbre del sabato sera, dall’ineffabile titolo John Travolto… da un insolito destino. Dietro una trama inconsistente (un sosia di Travolta, le discoteche italiane, l’amore per una deejay, le contraddizioni del successo) si spalanca un ibrido pop (ma non trash) tra commedia, musicarello fuori tempo massimo, e strizzate d’occhio sul film di Badham, di poco precedente, e c’è anche Ilona Staller in uno dei rari ruoli fuori dal porno.
In seguito, Blues Brothers, Grease e Jesus Christ Superstar onoreranno a modo loro il Natale, sfociando infine nella versione più recente, jazz e nostalgica del tema, ovvero La La Land.La longevità di La febbre del sabato sera è davvero sorprendente. Si va dalle citazioni in altri film (Tony Manero di Pablo Larrain, ovviamente Pulp Fiction di Quentin Tarantino) alle parodie come quella di Parenti, dalle serate speciali promosse da club e discoteche nel corso dei decenni, fino al musical teatrale che viene replicato ormai da decenni. E non parliamo delle canzoni dei Bee Gees, utilizzate nei più disparati contesti e ormai immortali. Sono stati il fandom e la moda, gli appassionati e la cultura popolare a far trionfare La febbre del sabato sera.