Trecento ricercatori precari appesi a un emendamento
Nonostante le promesse spese a tutti i livelli, resta appeso a un filo il futuro dei ricercatori precari degli Irccs, gli Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico. Sono tremila nei 21 Irccs pubblici, di cui 300 circa lavorano a Bologna. Ieri hanno scritto una lettera aperta al premier Gentiloni e al ministro Lorenzin.
Nonostante l’impegno, le parole e le promesse spese a tutti i livelli, resta appeso a un filo il futuro dei ricercatori precari degli Irccs, gli Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico. Sono tremila nei 21 Irccs pubblici, di cui 300 circa lavorano a Bologna, tra il Rizzoli e l’Istituto di scienze neurologiche al Bellaria. Ieri hanno scritto una lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin per riportare alla ribalta, per l’ennesima volta, la loro vicenda. Analogamente i direttori scientifici degli Irccs hanno firmato un appello per ribadire quanto sia importante il ruolo di questi ricercatori per il sistema sanitario nazionale. E per la salute di tutti noi.
Già alla fine dell’anno scorso era emersa con forza l’urgenza di sanare il precariato di anni che attanaglia la gran parte di queste persone. Dopo proteste e battaglie, il governo aveva assicurato la proroga dei loro contratti in attesa di pubblicare un provvedimento ad hoc per la loro stabilizzazione. «Siamo giunti alla fine di questo nuovo anno e l’emendamento alla Legge di Bilancio che ci riguarda non sappiamo bene che fine faccia — spiega Leonardo Caporali, biotecnologo all’Istituito di scienze neurologiche —. Di fatto sembra sparito dai radar. I nostri contratti, quelli che scadevano nel dicembre 2016, possono essere prorogati anche per il 2018 con deroga alla Finanziaria. Rimane però questa situazione di stallo e questo impasse che non si riesce a superare. Nel 2018 saremo tutti in scadenza e cosa faranno di noi? Continua a regnare l’incertezza e la soluzione sarebbe comunque di un contratto a tempo determinato, non indeterminato. La sensazione è che si voglia mantenere la ricerca precaria e questo non fa bene al sistema sanitario nazionale e alla ricerca in campo medico».
Al loro fianco hanno i direttori scientifici degli istituti nei quali lavorano. Pietro Cortelli per l’Istituto di scienze neurologiche e Maria Paola Landini per il Rizzoli hanno sottoscritto l’appello affinché il governo finanzi adeguatamente la proposta elaborata dal ministero della Salute ancora nel 2016 la cosiddetta «Piramide dei ricercatori» che propone un ruolo, un contratto e un percorso di carriera elaborata proprio per risolvere la situazione del personale precario degli Irccs pubblici. «La possibile applicazione di questa ipotesi di lavoro implicherebbe un costo di circa 40-50 milioni di euro», si legge nella lettera firmata dai direttori scientifici, «purtroppo notizie recenti sull’iter della proposta presentata a discussa nei mesi scorsi nelle varie commissioni, ci fanno temere che sia forte il rischio di una sostanziale riduzione del finanziamento dedicato, il che limiterebbe pesantemente la sua piena realizzazione». «Il problema dell’abuso di precariato nella ricerca sanitaria degli Irccs pubblici non è mai stato affrontato finora se non con proposte al ribasso, o basate su fondi a rinnovo annuale, e un ulteriore disimpegno del Governo sancirà il declino inevitabile di questi istituti», scrivono i ricercatori.
Per ora l’emendamento che li riguardava è stato ritirato in commissione Bilancio al Senato dov’era approdata la Legge di Bilancio. Con la promessa, presa anche dal viceministro dell’Economia Enrico Morando, che venga ripresentato e discusso nell’altro ramo del Parlamento.
Leonardo L’emendam ento alla Legge di Bilancio che ci riguarda sembra sparito dai radar