«LOCUS SOLUS» LE ARTI DI MEDALLA
Galleria Astuni Apre alle 18 la mostra dell’artista americano di origini filippine che mescola performance, poesia, scultura e disegno. È un omaggio a Rimbaud e all’importanza dei luoghi. Allestita anche un’opera che invita i visitatori a cucire i propri
La Galleria Astuni inaugura oggi alle 18 la mostra di David Medalla, un artista che ha saputo mescolare nella sua lunga attività performance, fotografia, pittura, scultura, disegno e poesia. Più conosciuto nelle Filippine — sua terra d’origine — e negli Stati Uniti come poeta che come artista visivo, all’età di solo 8 anni traduceva Shakespeare nella sua lingua madre e all’età di 12 anni entrava con una borsa di studio alla Columbia University.
La mostra dal titolo «Locus Solus. Omaggio ad Arthur Rimbaud», a cura di Lorenzo Bruni, ne è una conferma: basta entrare nello spazio per capire come per l’artista tra letteratura e arte non ci sia una barriera e che la narrazione sia il tema fondamentale del suo lavoro. Una narrazione fatta attraverso parole, colori, performance, quadri, disegni — tutti esposti insieme a formare una grande quadreria— condensata in una nuova opera dal titolo Poetry and Memory che unisce anche differenti tecniche, a volere sottolineare gli incroci, le contaminazioni, i viaggi della conoscenza, l’ammirazione per scrittori e poeti, da Pasolini a Ungaretti, da Dante a Nietzsche: in questo caso l’omaggio è a Raymond Roussel, come scrive Medalla sul disegno di riferimento: «Raymond Roussel inviò una cartolina da Baghdad all’amica Chralotte Dufrend a Parigi. La cartolina mostrava un muro di mattoni. I mattoni erano di fango cotto. Un uomo con un turbante d’oro spingeva un carretto trainato da un pony. Nel carretto c’era una bellissima donna che leggeva un libro». La mostra dunque è un grande omaggio alla letteratura, all’importanza dei luoghi, alle collaborazioni e letta nel suo insieme è anche un’esaltazione del tempo presente, espressa sia nel progetto Mondrian Fan Club che nell’opera A Stitch in Time 1968/2016, già presentata a Documenta 5 e all’ultima Biennale di Venezia, un lavoro partecipativo composto da tulle e fili colorati che coinvolge il pubblico, invitato a cucire i
propri pensieri su una stoffa. Come dice l’artista: «Questa performance è stata fatta in diversi Paesi e quindi utilizzando diverse lingue. É un lavoro sul tempo. Il tempo che la persona impiega a cucire sulla stoffa i suoi pensieri e il tempo in cui questi pensieri sono osservati sempre dal pubblico in quel momento e successivamente. Parla di collettività potenziali, ma anche della importanza da parte delle persone di concentrarsi con se stesse». Un gran bel modo di dare allo spettatore il proprio spazio personale, creando una sospensione del tempo.