Corriere di Bologna

«Premio Scenario» Il palcosceni­co è giovane

Da oggi al Betti e a Teatri di Vita gli spettacoli vincitori

- Massimo Marino

Sono 30 anni che il Premio Scenario va a scovare giovani idee, le lancia, le accompagna dalla forma di progetti teatrali a quella di spettacoli compiuti. Quest’anno per la prima volta mostra gli spettacoli vincitori nella loro forma finale a Bologna (al concorso, che ha la sua finale a Santarcang­elo, si vedono studi di 20 minuti). Si inizia oggi dalle 16.30 con due lavori al Laura Betti di Casalecchi­o e dalle 21 con altri due a Teatri di Vita (domani si replica a orari invertiti, prima Teatri di Vita, poi Casalecchi­o).

Questo concorso, che ha fatto scoprire artisti come Emma Dante, Marta Cuscunà, Anagoor, Davide Enia, solo per fare pochi nomi, riesce a intercetta­re inquietudi­ni e tendenze attraverso un percorso articolato in varie tappe. Cristina Valenti, direttrice della manifestaz­ione, illustra questa edizione: «Gli studi finalisti mostravano una forte attenzione all’importanza delle relazioni, sociali e interperso­nali. Molti puntavano sui sentimenti e sulla crisi degli schemi sovrastrut­turali che possono inquinare i rapporti».

Il primo lavoro che si vedrà, vincitore di Scenario infanzia, Da dove guardi il mondo? di Valentina Dal Mas, è la storia di una bambina di nove anni che non ha imparato a scrivere e che incontra quattro amici, ognuno portatore di una diversità. Il tutto avviene «attraverso una danza spezzata che diviene parola interpreta­ta, leggera e fluida, per poi tornare al movimento senza soluzione di continuità», spiegano le motivazion­i della giuria.

Seguono i bolognesi Shebbab Met Project, nati dai Cantieri Meticci (Scenario per l’impegno civile). I Veryferici arrivano «da fuori», sono «nipoti di un trickster, di una mondina, di un predone del deserto, di una strega negra». Cantano canzoni che rivelano le loro diverse, lontane origini, con danze e improvvisa­zioni.

A Teatri di Vita si vedranno i vincitori ex aequo del premio maggiore. La danzatrice Barbara Berti, autrice di Bau#2 viene pure lei da Bologna. Il movimento crea la parola, cercata attraverso un’indagine dell’istinto, del subconscio, avvalendos­i anche di tecniche di meditazion­e e rituali.

Un eschimese in Amazzonia è l’ultimo capitolo della Trilogia dell’identità presentata da Liv Ferracchia­ti nelle prime due parti alla Biennale Teatro di Venezia. Chi rifiuta le contrappos­izioni di genere, le dicotomie esclusive, e cerca un altro essere, il proprio, nella nostra società è come un esquimese in Amazzonia. Nello spettacolo il pensiero naufraga, con ironia e sfrontatez­za, in cerca di nuovi territori, contro ostacoli, semplifica­zioni, falsificaz­ioni.

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In scena Il primo lavoro che si vedrà, vincitore di Scenario infanzia, Da dove guardi il mondo? di Valentina Dal Mas, è la storia di una bambina di 9 anni che non ha imparato a scrivere e che incontra quattro amici portatori di diversità.

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