Rosselli debutta con una gaffe su Dalla Chiesa
Il nuovo innesto della Fortitudo si presenta con una gaffe sul generale vittima della mafia
Con quelle «c» aspirate ed espressioni come «sono qui perché le sfide mi garbano», Guido Rosselli non avrebbe bisogno di ricordare qual è la sua regione di provenienza. L’orgoglio per le sue radici invece emerge subito, nella cerimonia del passaggio in Fortitudo dell’ex capitano virtussino. «Da toscano sono uno che dice le cose pane al pane. Quando ci sono problemi è sempre meglio tirarli fuori, ho sempre fatto così. Anche in Virtus, quel che avevo da dire l’ho detto. Ho la coscienza a posto: è una storia chiusa».
È la prima volta che la Effe presenta un giocatore al Torre Verde, sotto il vecchio capannone dove da poco il giocatore è tornato al basket di squadra. Ultima partita il 5 novembre a Milano, messo fuori squadra dalla Virtus il giorno 8, da giovedì aggregato al gruppo delle Effe e domani in campo al PalaDozza contro Forlì. «Cinque settimane senza squadra sono lunghe, però col preparatore ho svolto un grande lavoro fisico, che è stato molto importante. Il ritmo partita un po’ mi manca, ma tornerà in fretta».
Alla Fortitudo voleva proprio andarci, Guidone. Lo dice per primo Marco Carraretto, che lo presenta ringraziando lui e il suo agente, «con cui l’accordo si è trovato subito, poi le cose si sono allungate tanto perché la controparte Virtus ha cambiato le carte in
Con i bianconeri sono stato capitano solo due mesi, e non avevo poteri Storia chiusa, ora penso solo alla Effe cercando di essere utile I tifosi? Mi accolgano come vogliono, io devo farmi accettare con i fatti non a parole, loro sono molto importanti
tavola». Strano che sia proprio del pacatissimo Carraretto l’unica dichiarazione forte contro i cugini, peraltro poi un po’ limata: «Non accuso nessuno, ma l’accordo inizialmente già raggiunto non prevedeva buyout e ci ha costretti a modificare il contratto già pronto» ha precisato, a distanza di alcune ore. Sempre il g.m. biancoblù dà la notizia che «Il buyout l’ha pagato lui, dimostrando quanta voglia aveva di venire da noi».
Comunque siano andate le cose, sacrificio economico del giocatore o giroconto tra i due club attraverso di lui, quel che emerge è sempre la gran voglia di Rosselli di restare a Bologna. «L’ho deciso due settimane dopo l’uscita dalla Virtus, poi si è trattato solo di aspettare. Rivalsa verso la Virtus? Ma no, se fosse stato così avrei scelto Pesaro o Pistoia, per stare in Serie A e rigiocarci subito contro. Ho invece fatto una scelta tecnica, a 34 anni era la miglior soluzione possibile per me stesso e la mia famiglia».Che poi sia proprio l’ex capitano, quello che ha saltato il fosso, è solo un dettaglio. «Capitano sì, ma solo per due mesi. Un capitano ma senza poteri, come Dalla Chiesa a Palermo». La citazione è davvero infelice su una vittima della mafia e ha scatenato reazioni anche forti sui social, Rosselli non è uno che vuol piacere per forza. «Non so cosa penseranno i tifosi della Fortitudo. Il pubblico, la Fossa, qui hanno un peso superiore che altrove, lo so benissimo. Compito mio farmi accettare, non a parole ma con i fatti, in campo». Ha scelto il numero 20, che ha avuto a Torino quando giocava col vecchio amico Mancio («È stato pressante, ha fatto di tutto»), non l’amato 7 indossato in tante delle sue 10 squadre in 15 stagioni da professionista, e da ragazzino all’USE Empoli. Non molti lo sanno, ma anche la sua città è cestisticamente spaccata in due ed ha dinamiche simili, solo più in piccolo. «Ma io sono dell’USE. Con la Pallacanestro Empoli non ci giocherei mai» conclude fiero.